mercoledì 31 ottobre 2012

MedNotizie: barba, capelli e...fave

Ecco una rassegna di notizie ed aggiornamenti, alcuni davvero imperdibili.

Omeopatia, crisi e pubblicità.


Anche in Scozia, paese che da sempre ha accettato l'omeopatia tra i ranghi della sua "salute pubblica" (tanto da rimborsarne i costi con il servizio sanitario nazionale) comincia a riflettere sull'opportunità di continuare a pagare una superstizione ormai sorpassata con soldi pubblici. Dubbi sull'utilizzo di questa pratica arrivano ormai da tutte le parti, come dall'associazione dei medici, da quelle politiche e dalle commissioni parlamentari inglesi e solo uno su sette PCT (Primary Cure Trust, più o meno come i nostri distretti sanitari) rimborsano rimedi omeopatici, un crollo incredibile (nel 2008 un terzo di essi rimborsava gli acquisti di omeopatia). Nel Regno Unito si sta arrivando inesorabilmente all'abbandono del rimborso dell'omeopatia. Si è arrivati al punto da mettere in moto una consultazione pubblica sull'opportunità di continuare a finanziare le spese omeopatiche (compreso un ospedale omeopatico esistente da anni) con fondi pubblici, soprattutto alla luce di un periodo di crisi economica globale. Margaret Watt dell'associazione scozzese dei pazienti sostiene che la possibilità di scegliere anche l'omeopatia è un diritto dell'uomo ed in fondo è comprensibile. Se una persona è correttamente informata di ciò che è l'omeopatia, se sa di acquistare caramelle zuccherose, è liberissima di spendere i suoi soldi come preferisce. Anche in Italia.
In fondo lo stato non permette l'acquisto di alcol, tabacco e giochi d'azzardo? Perché proibire le innocue caramelline degli omeopati (basta che non sia la collettività a pagare le superstizioni personali)? L'importante è informare bene, correttamente e senza operazioni di marketing. Avviso contrario di Keir Liddle, rappresentante della Edimburgh Skeptics (associazione che promuove il pensiero critico e la scienza): "Non è etico per il servizio sanitario nazionale prescrivere qualcosa che si sa essere un placebo [...] non si possono sprecare soldi trattando i pazienti con cose che non funzionano".
Sapremo cosa decideranno gli scozzesi nelle prossime settimane. Proteste ed allarme anche in Australia dopo gli annunci di diversi omepati sull'uso delle caramelle zuccherine per curare qualsiasi cosa (cancro e violenza domestica (!) e shock anafilattico inclusi), il presidente dell'AMA (Australian medical association) chiarisce che l'omeopatia è non testata e non provata, "implausibile biologicamente ed è pericoloso affermare che funzioni".

E da noi?
Da noi la Boiron (la più nota multinazionale farmaceutica di omeopatici) agisce direttamente sui consumatori ed organizza incontri festosi con esibizione di artisti e pareti colorati indirizzate alle mamme che partecipano a giochi e quiz. Così, tanti blog per mamme premurose, raccontano la giornata di festa passata in azienda, con tanto di logo pubblicitario e link che rimandano alle pagine della multinazionale. Pubblicità? Nooo, solo un simpatico e giocoso "servizio informativo" (immaginate se la Bayer organizzasse allegre gite per famigliole felici...). Alla faccia della pubblicità occulta (art.128 comma 2 DLGS 219/2006: "E' vietata qualsiasi forma di pubblicità al pubblico dei medicinali omeopatici di cui all'articolo 20, comma 1"). Il garante del commercio lo sa? Ora sì.

Fidanzati e somatizzazione

Ricordate la dottoressa Mereu? Quella che cura svariate malattie con il "rito della medaglietta" (ovvero introducendo una medaglietta con l'immagine della madonna in vagina)? Quella che dice che la medicina è tutta corrotta e sbagliata ma si guadagna il pane lavorando in guardia medica? Che utilizza "lo strumentino" (un vibratore tascabile) per curare i dolori o le coliche? Ha scoperto un suo problema, una sorta di "autodiagnosi", la colpa di tanti suoi malanni sono i fidanzati, quattro messaggi a raffica sulla sua pagina Facebook fanno intuire l'origine dei suoi disturbi:

Beh, ognuno è libero di credere a quello che vuole ma la dottoressa non si è mai chiesta perchè tutti i suoi fidanzati scappassero via? E mi chiedo: ma dove li trovava questi, la bizzarra dottoressa? E' vero che la propria vita è il risultato delle proprie esperienze, ma fortunatamente tante donne un ragazzo come si deve lo trovano ed in quel caso di sicuro, si può fare a meno del "rito della medaglietta".

Curarsi con la fava, un rimedio naturale per svariate patologie
C'è anche una parte di un suo libro che merita di essere letta. Sembra una freddura, di quelle che si leggono ogni tanto in certi libri umoristici, invece sono parole della dottoressa Mereu, iscritta all'ordine dei medici di Cagliari:
GLI INCIDENTI COME LA MALATTIA: "Mi ricordo di un signore che mi raccontava di avere una relazione amorosa molto penosa con una donna con cui si vedeva molto poco, e di questo ne soffriva, ma non riusciva a chiudere la relazione. Ebbe un incidente uscendo da uno stop, con il ciclomotore "ciao"". (Da "La trappola dell'Eros" - G. Mereu - 2005 pag. 164)
Capito? L'uomo non sapeva come chiudere la relazione ed è morto con un "ciao". Roba da non crederci.
E' un vero peccato che non esista un modello di ciclomotore che si chiami "arrivederci", lo comprerebbero tutti.
Anche questa è da non perdere: racconta la dott.ssa Mereu sulla sua pagina di "fans":
Ho visto ieri una signora con una eruzione vescicolosa all'anulare ed al mignolo del piede sinistro e fra le due dita aveva una spaccatura. Le ho chiesto se aveva un dispiacere causato da un bambino o da una persona infantile.
Stava assistendo sua madre sofferente di Alzeimer [sic] che e' una patologia che porta ad una regressione con comportamento infantile.
La premonizione "azzeccata" della dott.ssa Mereu
Cioè, lei ha chiesto se ci fosse un problema con bambini, no, il problema è con una madre anziana, però ha l'Alzheimer (la dott.ssa non conosce nemmeno i nomi delle malattie) e quindi ha indovinato lo stesso. Mi ricorda quei cartomanti da programma TV, quelli che ricevono telefonate in diretta, sapete quando dicono "hai un problema con tuo marito!" e la donna al telefono: "ma io non sono sposata...", "certo, allora è con tuo fratello", "...ma non ho fratelli", la cartomante si arrampica: "quindi è colpa di un amico...", "non ho amici..." e la cartomante: "amica mia, ma esci e fatti una vita però...!". Peccato che da qualche settimana la pagina sia scomparsa (sembra per problemi legali), era un esempio di quanto sia ingenua la gente e di come questo sia sfruttato da persone senza scrupoli.

L'aqua miracolosa

Non è una notizia recente ma vale la pena raccontarla.
Decine di persone sono state denunciate dai NAS perchè vendevano acqua proveniente dai santuari religiosi più noti (Lourdes, Fatima ed altri) per curare le malattie, cancro compreso. A capo dell'organizzazione una biologa che tramite siti internet e passaparola attirava clienti allo scopo di piazzare le sue boccette inutili.
Per lei tutte le malattie erano dovute ai "peccati" commessi e solo la protezione dell'acqua "santa" poteva guarirle.
Noi aggiungiamo che anche altri disastri, come epidemie sono causate dai peccati di tutti gli uomini.
Dio permette le guerra o le epidemie per il nostro bene. Si tratta di capire il significato di questi SEGNI.
Perché allora non utilizzare di più queste ACQUE MIRACOLOSE PER AIUTARE A GUARIRE I MALATI?
Già, perchè non usare l'acqua per guarire le malattie?
Soprattutto quando esistono decine di creduloni o disperati che pur di tentare qualsiasi cosa cadono in questo tipo di trappole.
LE ACQUE MIRACOLOSE SONO DI PROTEZIONE E AIUTO PER GUARIRE ANCHE DALLA POLMONITE SARS, PREMETTENDO SEMPRE LA DECISIONE DI RITORNARE A DIO PER MEZZO DI GESU’ CRISTO, SUO FIGLIO E CON GUIDA DI MARIA VERGINE.
 Naturalmente non basta il riferimento religioso per vendere bene l'acqua fresca, un'aggiunta di tipiche "supercazzole" aumenta l'effetto "pseudoscientifico":
Tali Acque, studiate e catalogate a seconda della prevalenza energetica e frequenziale, vengono date in microinformazione dove è necessario, per ripristinare un corretto moto vibratorio grazie al fenomeno di risonanza che così si aziona. Non vengono usati apparecchi elettromagnetici a infrarossi, né tanto meno laser. Solo Acque naturali.
La guaritrice ascoltava dalla viva voce del malato la malattia da curare e dopo qualche frase di rito vendeva delle boccettine che contenevano piccole quantità di acque dichiarate come provenienti dai santuari sede di culto religioso. Il malato doveva passare l'acqua in varie parti del corpo ed una non meglio specificata "energia" lo avrebbe guarito in breve tempo.
Nel sito della biologa miracolosa tanto di prescrizioni e dosaggi per un "sicuro" risultato (per le tasche della santona, sicuramente):
Informare l’acqua del MATTINO con 9 gocce di 7f FT (sette frequenze Fatima), 9 gocce di 7f L (sette frequenze Lourdes), 9 gocce di 7f SMF (sette frequenze Santa Maria alla Fontana) e 4 gocce di PAO.

Informare l’acqua del POMERIGGIO con 9 gocce di 7f FT (sette frequenze Fatima), 9 gocce di 7 f MT (sette frequenze Montichiari), 9 gocce di 7f SMF (sette frequenze Santa Maria alla Fontana) e 4 gocce di PAO.

Informare l’acqua della SERA con 9 gocce di 7f FT (sette frequenze Fatima), 9 gocce di 7f MJ (sette frequenze Medjugorje), 9 gocce di 7 f SD (sette frequenze San Damiano) e 4 gocce di PAO.
La donna ha provato fino all'ultimo a negare che le sue "cure" fossero destinate ai malati ma è stata incastrata da un video di una nota trasmissione italiana che ha filmato le sue "diagnosi", le cure e le prescrizioni di acqua.
I clienti non mancavano, come si sa, dove ci sono gli ingenui pullulano i venditori di acqua fresca. Sequestrati locali adibiti ad ambulatori, quattromila flaconi di acqua ed attrezzature, la biologa miracolosa teneva corsi a pagamento nei quali "addestrava" altri santoni alla vendita di acqua ai malati.

Barba, capelli e...

La chirurgia plastica ed estetica è una branca della medicina serissima, utile e soprattutto che permette a persone con gravi problemi di risolverli o quanto meno di attenuarli.
Si è però assistito innegabilmente ad una progressiva "svendita" di questa importante specialità chirurgica. Da medicina per curare i gravi inestetismi congeniti o acquisiti, la chirurgia plastica si è diffusa come medicina "della bellezza". Nulla di strano o di probito, intendiamoci, ma come spesso accade, banalizzare una procedura medica la rende "stupida", semplice, ridicolizza un atto nato per aiutare chi ha bisogno di un aiuto per vivere meglio. Non è facile stabilire i limiti della ragionevolezza in chirurgia estetica: se è bellissimo far ritrovare la "normalità" ad un individuo affetto (ad esempio) da una malformazione o che ha avuto un grave incidente, potrebbe esserlo anche risolvere i problemi personali e psicologici di chi ha "solo" un naso asimmetrico o un seno poco sviluppato. Di certo per anni chi ricorreva alla chirurgia estetica per migliorare l'aspetto fisico senza che il problema fosse dovuto a gravi anomalie, è stato additato come persona "frivola", con scarsa autostima, quasi che il suo desiderio, più che un'esigenza, fosse un capriccio.
In realtà la chirurgia plastica è una specialità chirurgica serissima e complicata che richiede passione e capacità ed è stata protagonista negli anni di veri e propri miracoli, essendo riuscita a restituire a diversi individui la voglia di vivere e l'autostima.
Ma accanto a questi gesti fenomenali si assiste anche a qualche estremismo. Dagli interventi di chirurgia estetica sulle labbra e sul seno che spesso trasformano (in peggio) chi li richiede a quelli ancora più incredibili su altre parti del corpo.
Ma la nuova frontiera della chirurgia plastica è ancora più "spinta" (in tutti i sensi): se finora si limitava all'aspetto "esteriore", quindi visibile del corpo umano, da qualche anno sono proposti interventi ai genitali, parte del corpo che, in genere, è coperta e in ogni caso visibile solo a pochi (tranne per chi quelle parti le mostra nei film o per lavoro...). Si chiama chirurgia plastica ed estetica genitale e conta diversi specialisti del settore, alcune società mediche (tra le quali la società europea con presidenza italiana), cliniche private che svolgono questo tipo di interventi e cataloghi con immagini "prima e dopo" l'intervento. La chirurgia plastica genitale deriva pienamente dalla chirurgia ginecologica, nella quale da decenni, si effettuano interventi di correzione di problemi legati all'età ed anomalie dell'apparato genitale femminile, tanto che sono migliaia, solo in Italia, le donne che hanno subìto e continuano a subire interventi chirurgici di questo tipo che con "l'estetica" hanno poco o nulla a che fare e ciò avviene in qualsiasi reparto di chirurgia ginecologica. Con una svolta "moderna" (e molto probabilmente con scopi ben poco "medici") gli stessi identici interventi sono pubblicizzati come "ringiovanenti", come se migliorare l'aspetto e la funzionalità di un organo genitale facesse diventare più giovane chi lo subisce e si svolgono quasi sempre in cliniche private dai prezzi non proprio economici. In realtà gli interventi di miglioramento della funzionalità genitale femminile esistono da decenni e rappresentano addirittura una delle basi della chirurgia ginecologica.

Tutto questo potrà sembrare strano ma è nulla in confronto a quello che ho letto in una locandina di un serissimo congresso di sessuologia svoltosi in Italia nei mesi scorsi.

L'acconciatura del pelo. No, non quello dei capelli.
L'acconciatura vulvare. Già avete capito bene.
Care donne, da ora in poi, prima di andare ad un matrimonio o di passare una notte di passione con il vostro partner, una passata di spazzola e phon (i bigodini meglio no...) e sarete come nuove. Scatenate la fantasia, ricci, lisci, meches ed extension (si scrive così?) diventeranno il vostro pane quotidiano più di quanto già non lo siano.
Esiste il taglio punk, quello a spazzola e quello a zero. C'è anche chi preferisce le treccine rasta.
Ma la domanda nasce spontanea: si deve andare dal ginecologo o dal parrucchiere?
Ma soprattuto: da domani dovrò attrezzarmi di forbici, rasoio e tinture?
Mamma mia...
Qui tra medagliette e tagli innovativi tra un po' lo studio del ginecologo diventerà un centro estetico!

I vaccini causano qualsiasi cosa

Periodo burrascoso per le vaccinazioni e allora parliamone. Hanno fatto notizia le sentenze che avrebbero legato le vaccinazioni all'autismo, nonostante le evidenze scientifiche, annunciate con toni trionfalistici (com'è bello danzare sulle tragedie...) dai movimenti antivaccinisti. La realtà non è come quella raccontata (uno dei casi non aveva nulla a che vedere con l'autismo ma era una reazione allergica alla vaccinazione) ed in ogni caso non sarà certo una sentenza (fortunatamente) a cambiare la scienza, ma la disonestà intellettuale degli antivaccinisti ha aggiunto un'altro mattone al muro che li separa dalla realtà.

Se da noi le bufale antivacciniste sono ormai arrivate persino nei tribunali, all'estero questo succede da tempo. Ha fatto discutere il caso di Alan Yurko, statunitense accusato dell'omicidio del figlio di 10 mesi morto nel 1999 in seguito alle lesioni della cosiddetta "shaken baby syndrome" (SBS, "sindrome del bambino scosso"), una serie di danni fisici provocati dal violento scuotimento del corpo che arrivano ad essere anche letali: è un quadro abbastanza conosciuto, casi di genitori che, sottoponendo un bambino a strattorni e "sbattimenti" violenti per esempio per scatti d'ira o "rimproveri" discutibili, procurano gravi danni fisici. L'uomo, prima arrestato, ha tentato l'evasione ed è stato successivamente liberato per un'autopsia che lo scagionerebbe, il tutto seguito da un "movimento" che chiedeva il suo proscioglimento nel modo più vergognoso: la colpa della morte del figlio non sarebbe sua ma dei vaccini. I particolari della vicenda sono agghiaccianti (ho letto l'autopsia del bambino, le lesioni subite sono gravi e prolungate nel tempo, fino al suo decesso) ma ancora di più lo è la strumentalizzazione della vicenda da parte dei gruppi antivaccinisti. Per loro, Yurko sarebbe un eroe, un simbolo del loro movimento. L'ennesima dimostrazione dei danni da vaccino, esattamente come strumentalizzano altri casi, quello dell'autismo per primo.
In realtà è stata proprio l'autopsia che ha scagionato l'uomo ad essere incredibilmente superficiale e piena di errori (uno su tutti: il bimbo è descritto "di colore" quando è bianco). Ora Yurko è di nuovo in carcere per falsa testimonianza. Insomma, pur di portare acqua al proprio mulino, gli antivaccinisti non si fanno scrupoli, neanche da noi in Italia, il vaccino per loro è causa di tutti i mali, l'autismo primo tra tutti, ma anche altre malattie. Una delle ultime è il diabete (un altro risarcimento è giustificato così, il diabete di un bambino sarebbe stato causato dal vaccino) ma c'è di peggio, come nel caso che vedremo che va oltre ogni immaginazione.


La vaccinazione avrebbe causato la sindrome di Down in una bambina riminese. Sapete cos'è la sindrome di Down? E' la presenza, nel corredo cromosomico di un individuo (quindi in tutte le sue cellule), di un cromosoma in più nella coppia n°21 (per questo è detta trisomia 21), a causa di un "errore" al momento delle prime divisioni della cellula che avrebbe dato luogo al futuro individuo.
Il vaccino avrebbe provocato la comparsa (perchè la sindrome è congenita, presente cioè dalla nascita) dal nulla di un cromosoma in tutte le cellule di quella bambina, in pratica una trasformazione vivente, un evento mostruoso mai osservato in natura. Nemmeno un film fanta-horror sarebbe arrivato a tanto.
Dice l'articolo:
"Alte concentrazioni di alluminio può portare la sindrome di Down perché incide sulle variazioni di conformazione del DNA necessarie per l’espressione genetica."

Un'idiozia del genere è insuperabile.

Io evito qualsiasi commento perchè continuando così la ragione sarà sostituita dalla follia pura, però provate a chiedervi perché si cerchi di affidare ai vaccini qualsiasi colpa, una risposta c'è.
Ma torniamo alla realtà con un piccolo aggiornamento, a proposito della vaccinazione antiinfluenzale (ricordate il virus H1N1?) della quale fu raccontato di tutto pur di terrorizzare l'opinione pubblica, uno studio recente (e molto accurato, su 53432 individui) ha escluso ogni correlazione tra vaccinazione in gravidanza e danni al feto, aborti, parti prematuri, malformazioni o ritardo di crescita fetale. Mentre c'è chi gioca sporco, la medicina progredisce.

Sclerosi multipla e CCSVI

La storia è iniziata qualche anno fa e ne ho parlato proprio in questo blog.
In breve, uno scienziato italiano, Paolo Zamboni, ipotizzava che la sclerosi multipla fosse causata da un'occlusione delle vene che arrivano alla testa e che la "disostruzione" di queste vene portasse a miglioramenti evidenti della malattia.
Il web, i giornali e la televisione, come spesso accade, si lanciarono a capofitto sulla notizia, parlando di "cura della sclerosi multipla", ma anche di complotto, di "big Pharma" (naturalmente...), di medici ed associazioni che "nascondevano" la scoperta per interessi personali. Storie già sentite.
Nonostante la poca plausibilità dell'ipotesi (e questo dimostra per l'ennesima volta come la scienza studi qualsiasi idea), furono realizzati i primi studi e dopo qualche anno possiamo cominciare a trarre qualche conclusione.
Le ricerche hanno risultati contrastanti ma nessuno di questi conclude che la "cura" dell'insufficienza venosa cerebrale (CCSVI) possa curare la sclerosi multipla. Questo è un punto abbastanza fermo e sufficientemente chiaro perché, mentre alcuni studi sembrano mostrare un buon effetto temporaneo e soggettivo, altri non mostrano alcun miglioramento.

Altri studi e l'osservazione dei pazienti hanno mostrato significativi miglioramenti in sottogruppi di individui, vi sono cioè persone che migliorano ed altre che non hanno alcun risultato. Sono stati registrati alcuni effetti collaterali anche gravi (sembra anche alcuni decessi, anche se non certamente legati alla procedura).
Lo stesso Zamboni, nel suo studio più recente, sembra evidenziare che, se da un lato i test per valutare i sintomi dei pazienti con sclerosi risultavano migliori in coloro che avevano eseguito la procedura, questo non valeva per tutti. Anche nei suoi esperimenti la "disostruzione" delle vene cerebrali non ha migliorato tutti e per tutti i sintomi.
Sembra evidente inoltre che i miglioramenti non siano prolungati nel tempo.
C'è un altro particolare che fa riflettere e che è emerso da alcune ricerche: i risultati della metodica sembra possano variare cambiando la tecnica di valutazione. Per capirci: alcuni esami mostrano miglioramenti più importanti, altri sembrano mostrare scarsi cambiamenti. Servirebbero quindi studi più precisi e statisticamente attendibili, anche se emerge chiara una prima conclusione: la CCSVI non è la causa esclusiva della sclerosi multipla (e questo smentisce Zamboni che ipotizzava la presenza del problema venoso nel 100% degli individui con sclerosi), elemento che emerge anche in studi su cavie e che altri avevano sospettato.
Tanto era dibattuto l'argomento (sospetti complottistici a parte) che si era mossa anche l'AISM (Associazione italiana sclerosi multipla) con uno studio molto ampio che serviva a fare chiarezza.

Qual è quindi la conclusione alla quale siamo giunti con gli studi?
Ciò che è emerso finora è che la "disostruzione" delle vene cerebrali non è la cura esclusiva per tutti i casi di sclerosi. Non tutti i pazienti con sclerosi mostrano ostruzione venosa e chi mostra miglioramenti misurabili (molto variabili da un individuo all'altro e da uno strumento all'altro) non sembra beneficiarne per lungo tempo. Vi è un'alta incidenza di "restenosi" (cioè una ricomparsa del "restringimento" delle vene). Sono stati riportati infine, alcuni effetti collaterali anche gravi.
Si è aggiunto come detto un altro dato, arrivato proprio pochi giorni fa.
Lo studio dell'AISM è giunto alla fine e le conclusioni sono piuttosto chiare (e si tratta di uno studio in doppio cieco, è importante, ed effettuato in centri diversi): la CCSVI non è causa della sclerosi multipla. I risultati sono emersi su 1767 pazienti, la malattia vascolare si riscontra anche nei soggetti sani (in questi nel 2% dei casi, in quelli con sclerosi nel 3%, quindi in percentuali praticamente sovrapponibili) e non vi sono elementi che facciano pensare ad un nesso tra le due cose. Il prossimo passo sarà quello di stabilire se la cura della CCSVI può essere utile a chi soffre di sclerosi.

Fondamentalmente questa non è una bella notizia ma sia l'ennesima lezione per l'informazione (trasmissioni televisive comprese) che ha lucrato e fatto spettacolo su un argomento così delicato e che coinvolge così tante persone.
Centinaia di persone con questo problema si sono recate all'estero in strutture non ufficiali per inseguire una speranza, hanno speso una marea di denaro, hanno rischiato, si sono illuse ed hanno insultato e denigrato i ricercatori che continuano a lavorare per loro perchè spinti al sospetto ed alla rabbia da varie parti (tutte con un interesse personale che non aveva nulla a che fare con quello dei pazienti).
I carnefici sono sempre gli stessi (quelli che cercano scoop ed i disinformatori), le vittime anche (chi ha un problema di salute).
Quando impareremo a parlare solo al momento opportuno?

Alla prossima.

lunedì 22 ottobre 2012

Guida al mestiere di ciarlatano

Vi racconto un mio ricordo di gioventù che mi ha fatto riflettere.
Ogni anno, da ragazzo, partecipavo alla festa (famosissima) della patrona della mia città (prima di trasferirmi altrove). Era un'occasione unica per sentire profumi e sapori che andavano sparendo, per ricordare la mia infanzia e poi la confusione, i colori, la gente, un buon modo di passare qualche serata. Puntualmente, ogni anno, tra una bancarella di dolci ed una di giocattoli, c'era quella del "gioco a premi". Era lì, ufficialmente, non nascosta o in un angolo, era ogni anno nello stesso posto e sotto gli occhi di tutti, forze dell'ordine comprese.

Chi stava dietro la bancarella parlava con un microfono e faceva rumore, tanto che davanti a lui si raccoglieva sempre un bel capannello di curiosi. Ogni anno mi fermavo anche io ed un paio di anni fa ritrovai la stessa bancarella con la stessa persona, allo stesso posto. Mi fermai anche questa volta. Da tempo ero incuriosito da quel "gioco" che attirava tanta gente, volevo capire di cosa si trattasse, esercitava un fascino strano, quasi irresistibile. Davanti all'uomo un enorme quantitativo di oggetti: radio, televisori, oggetti per la casa, orologi, persino computer portatili e telefonini in abbondanza, ognuno contrassegnato da un numero.
L'uomo agitava ritmicamente ed in maniera ipnotica una scatola di legno facendo un rumore insopportabile. Anche l'ultima volta che vidi il "banditore" all'opera, il gioco era sempre lo stesso.
Dalla scatola uscivano delle palline numerate, una sorta di "bingo", una tombola ambulante. La pallina che usciva dalla scatola andava direttamente in mano a chi aveva pagato la partecipazione al gioco: 5 euro una pallina, 10 euro tre.
In pratica alcune palline erano "vincenti" (perchè il numero riportato corrispondeva ad un premio tra gli oggetti esposti), altre "perdenti" (perchè contrassegnate da un numero che non corrispondeva a nessun oggetto tra quelli in palio).
Il vincitore poteva scegliere: prendere l'oggetto vinto o ricevere il corrispettivo valore in denaro.

Così anche quella volta, come sempre accadeva, il primo giocatore perse i soldi, il secondo anche, il terzo no. Ho visto con i miei occhi che la sua pallina corrispondeva al numero che segnava un telefonino.
Il "banditore" chiedeva quindi cosa preferisse ricevere: il premio o i soldi?
Il vincente scelse i soldi.
Così il banditore mise le mani in tasca e cominciò a contare: 10, 20, 30, 50,...,250. Duecentocinquantaeuro!! Urlava ad alta voce. L'uomo si allontanava sorridendo perdendosi tra la folla, tra gli sguardi un po' stupiti degli "spettatori".
La vittoria sembrava una possibilità reale, i premi esposti corrispondevano a tantissimi numeri (le palline andavano da 1 a 99), almeno 70. Il gioco invogliava, vincere facilmente un PC o un telefonino era molto invitante.

Ma mentre guardavo e riflettevo, la scatoletta con le palline era di nuovo in moto con un fracasso incredibile.
Un altro perdente, un altro ancora, poi un altro ed ecco un vincitore: "vuole il computer o i soldi?" "I soldi!" rispose il fortunato.
Ed il banditore, di nuovo contando i soldi ad alta voce, posava le banconote una ad una sul palmo della mano del vincitore: seicento euro!

Il successivo perse ed anche gli altri tre che lo seguirono.
Pensavo: ma se il banditore guadagna 30 euro e poi ne perde centinaia, che senso ha?
Non è qui a fare beneficienza e nemmeno ha voglia di regalare soldi a degli sconosciuti. Qualcosa non quadra.

Aspettai ancora un po' perchè dovevo capire il "meccanismo" del gioco.
Altri due perdenti e puntuale un vincitore, altre banconote ad alta voce e si ricomincia.
Questa volta però provai a seguire con lo sguardo il vincitore del denaro che si allontanò mescolandosi alla folla enorme presente alla festa.
Dopo una decina di metri l'uomo tornò indietro, si avvicinò alla bancarella del gioco e diede i soldi "vinti", che ancora teneva in mano, ad un altro personaggio che andò dietro la struttura in legno e li mise nel cassetto.
Insomma, un giro un po' largo che altro non era se non il solito gioco del "compare". In pratica i vincitori erano complici dell'imbonitore ed i perdenti poveri sprovveduti che cascavano in un imbroglio (pure fatto bene, devo ammettere).
Mi restava da capire come facesse il banditore a fare vincere i complici e fare perdere i "normali" clienti.
Un trucco banalissimo che scoprìi fissando attentamente la scatoletta dalla quale uscivano le palline numerate. Era fornita di due "porte" scorrevoli (come due "ghigliottine") che chiudevano una delle pareti della scatola (le palline uscivano da un foro rotondo fatto in questa parete), se si desiderava fare uscire una pallina vincente il banditore le sollevata tutte e due, se la pallina doveva essere perdente era solo la prima porta ad essere sollevata. Sollevando le due porte uscivano anche le palline più grandi (che erano quelle vincenti), sollevando solo la prima porta (che aveva un buco più stretto) uscivano solo palline perdenti, che erano più piccole rispetto alle altre.
In pratica un normale cliente poteva soltanto perdere (le palline grandi, vincenti, non sarebbero mai potute uscire dal buco piccolo), un complice poteva vincere (ed aveva molte possibilità di farlo) perchè a lui le palline vincenti arrivavano senza problemi. Detto ancora più semplicemente si perdeva regolarmente e si vinceva solo quando voleva il truffatore (apriva lo sportellino con il buco più grande, solo da lì uscivano palline vincenti).

Così l'imbonitore faceva perdere qualche cliente ingenuo ma poi, per invogliare gli altri a giocare, faceva vincere il complice dandogli denaro contante (e sonante, visto il volume della voce con il quale contava le banconote) per rendere il gioco "irresistibile".
Anche la scelta dei soldi al posto del premio non era casuale: da un lato i soldi sono facilmente "trasportabili" dall'altro colpiscono molto di più rispetto ad un oggetto, sono più gratificanti.

Il compare girava l'angolo e restituiva il "premio" (anche se sicuramente qualche "percentuale" della giornata restava a lui).
Il gioco si svolgeva sotto gli occhi di tutti ed io mi guardavo attorno sicuro che qualcun altro si accorgesse della fregatura. Invece sembravano tutti ipnotizzati, esaltati dalla possibilità di vincere, drogati dalla voglia di vincita facile: "se fosse un imbroglio lo arresterebbero", "se fosse tutto falso si capirebbe", "...eppure sembra una persona perbene".
Qualcuno tentava 4-5 volte e dopo aver perso tutto si arrabbiava con la sfortuna, dando un pugno all'aria per l'invidia verso chi giocò dopo di lui che aveva intascato l'equivalente in denaro di un orologio di marca, credeva di essere stato sfortunato, non truffato. In certi posti un "gioco" equivalente si fa con tre campanelle (noto come "gioco delle tre carte", qui un servizio televisivo) delle quali solo una nasconde una pallina di carta, anche in questo caso il compare vince, la vittima perde, puntualmente.

Perché tutto questo racconto? Perché si tratta di qualcosa che l'uomo conosce dalla notte dei secoli.

Questo è il lavoro di imbonitore.
Il ciarlatano ha il solo scopo di attirare clienti perchè vive con i loro soldi guadagnati approfittando della loro ingenuità. Nel campo della salute c'è un altro sentimento che rende le persone più vulnerabili: la disperazione. Ho conosciuto persone che hanno venduto la casa per comprare prodotti consigliati da ciarlatani che si vendono come "scientificamente dimostrati".

E' il secondo mestiere più antico del mondo (il primo sapete qual è, quello di panettiere).
Il venditore di pozioni (negli USA lo chiamano "venditore di olio di serpente"), della pillola miracolosa che guarisce tutto, subito e con poca spesa, esiste dalla notte dei tempi. La merce venduta era sempre la stessa, con piccole varianti. Una pillola o un liquido dalle proprietà innumerevoli, secondo i tempi: cura i dolori, la calvizie, i tumori, migliora la vista e l'udito. Fondamentale la presenza del "compare".

Il rumore delle palline dentro la scatola di legno e la voce alta, hanno lo stesso scopo dei video su You Tube o delle testimonianze strappalacrime dei cosiddetti "guariti". Sono un canto irresistibile per chi cerca speranza o per chi pensa di non averne più.
Il ciarlatano è in cerca di queste persone.

La figura del "complice" accanto al ciarlatano è come quella della "spalla" accanto al comico, senza di lui non funzionerebbe, è l'uomo comune, spunta in mezzo agli spettatori, ha una malattia grave, vuole "provare", paga e puntualmente guarisce, contro ogni aspettativa.

Il pubblico lo guarda incredulo, possibile che quel pover'uomo malaticcio, bevendo la pozione pagata pochi spiccioli, risolverà il suo problema?
Certo che lo risolve. Subito e senza disturbi e soprattutto sotto gli occhi di tutti.
Così, tanto non c'è niente da perdere, il pubblico entusiasta e speranzoso si lancia ad acquistare la pozione del ciarlatano e subito, prima che finisca.

I trucchi dei ciarlatani sono sempre gli stessi e li avevo già discussi, si evolvono con i tempi ma restano immutati nei loro scopi principali: stupire, illudere, vendere. Come si fa a diventare un bravo ciarlatano?


Stupire

Il ciarlatano ha un solo scopo: stupire chi lo ascolta. Non importa il mezzo o l'etica, vendere il suo prodotto è lo scopo della sua vita, non sa fare altro ed è il suo unico sostegno economico. La sua filosofia è "se esistono i creduloni, eccomi a loro", così a lui non interessa convincere i dubbiosi o attirare gli scettici, gli interessa colpire chi lo cerca, chi ha bisogno di aiuto, chi cerca una speranza.
Per stupire servono i colpi di scena, i trucchi da baraccone, le fiamme ed il fumo e se bisogna colpire chi cerca aiuto in campo medico hai a disposizione il trucco più eclatante: la guarigione, il "miracolo". Nel gioco dell'imbonitore il vincitore agiva sotto gli occhi di tutti, era "veramente" un vincitore, i soldi erano veri e pagati immediatamente. Agli occhi della gente non c'era nulla di falso ed era tutto così evidentemente reale che resistere è praticamente impossibile.

Così il ciarlatano dirà che "sono centinaia le testimonianze di guarigione" ed il centinaio, gradualmente, diventerà migliaio ed anche più così che chi non ci crede o avesse qualche dubbio si senta escluso e per gli ultimi scettici il colpo di scena finale: la testimonianza personale, "sono guarito grazie alla cura del professore", chi vuoi che resista ancora?

Illudere

Il ciarlatano non ha etica, vive alle spalle degli altri, più è disperato il potenziale cliente più sarà certa la sua cattura. Il modo migliore per illudere la gente è naturalmente offrire certezze. Un ciarlatano che definisse le sue "pozioni" efficaci come le medicine in vendita o "spesso efficaci" non risulterebbe convincente. L'imbonitore delle volare alto, deve parlare di "guarigioni quasi certe", di risultati maggiori rispetto a qualsiasi altra possibilità, di "cura scientificamente provata", mai confondere il proprio nome con quello dei ciarlatani (ma per farsi conoscere è d'obbligo "frequentare" altri ciarlatani), aprendo varchi nella naturale diffidenza di chiunque. Il ciarlatano non sarà mai un "povero" ma vestirà bene, si darà arie da grande scienziato. Una volta metteva il cilindro e portava un orologio di finto oro bene in vista, oggi dice di essere acclamato in tutti i congressi, di ricevere approvazioni e premi per la sua stupenda invenzione, di essere in odore di Nobel.
Chi, in un attimo di lucidità, chiedesse come mai quella "pozione" non si usa negli ospedali la risposta è sempre la stessa: c'è chi complotta, il genio incompreso è conosciuto da tutti e medici ed ospedali sanno di cosa è capace ma per non perdere il lavoro non lo introducono nelle corsie. Chi ascolta non pensa nemmeno per un attimo al fatto che qualsiasi medico e qualsiasi ospedale disponesse di una cura efficacissima e pronta, farebbe a gara pur di poter dire che chi è curato da loro guarisce sempre e nessun posto di lavoro andrebbe perso (anzi, ne servirebbero di più!) perchè negli ospedali ci sarebbe la fila per accaparrarsi la cura "infallibile". Non si riflette nemmeno sul fatto che se un medico in ospedale applicasse una cura piuttosto che un'altra, per lui non cambierebbe nulla, né professionalmente né economicamente, l'importante è che questa cura sia efficace.

La scusa del complotto è perfetta ed il ciarlatano non si affanna a cercare prove o documenti che ne attestino l'esistenza, è una scusa affascinante e questo basta. Per chi obiettasse con statistiche o con i risultati della medicina cercate di demolire tutto, parlate di corruzione, denaro, veleni, dovete spaventare chi vi ascolta, terrorizzarlo, "gli altri" sono cattivi, voi i buoni, formate due schieramenti, il vostro è quello "onesto e pulito".

Tutto questo ha un solo scopo: vendere il prodotto, a tutti i costi.

Vendere

Il ciarlatano ufficialmente propone il suo prodotto per altruismo, perchè non vuole più vedere la gente soffrire, perchè lui, anche se non ne avrebbe bisogno, è animato da spirito umanitario e voglia di fare del bene. In realtà anche questa è una bugia, l'ennesima. Il ciarlatano vende in cambio di soldi sonanti il suo intruglio, non ha altre possibilità, è quasi una mania. Qualcuno fra loro è mosso da mitomania o voglia di rivalsa nei confronti di un'istituzione o un personaggio, ma le "cure miracolose" non le regala nessuno. Lui sa che la gente vuole sentirsi dire certe cose e pagherebbe per ascoltarle e lui l'accontenta, chi non ha speranza ed ascolta storie di speranza non può che pagare il biglietto per lo spettacolo, è una messa a pagamento, un rito privato di guarigione. E' molto importante non fare affermazioni come "curo nel 100% dei casi", potrebbero rovinare gli affari. Bisogna mantenersi in un limite credibile. Mai sotto il 70% (che potrebbe apparire poco "miracoloso") ma mai sopra il 90% (che apparirebbe troppo esagerato ed incredibile). La cifra di guarigione ideale è l'80% anche perchè consente la classica via di fuga: chi non è guarito farà parte dello "sfortunato" 20%.

L'importante è non sottolineare l'aspetto economico, per chi ascolta, la pozione costa poco, è alla portata di tutti e soprattutto costa molto meno di quello che si trova sugli scaffali delle farmacie. La realtà è ben diversa, il ciarlatano per applicare la sua cura avrà bisogno di farmaci specifici, di interventi adatti, di "equipes" specializzate ed i costi, pubblicizzati come "accettabili", diventano proibitivi. Prova della fame di denaro del ciarlatano è che afferma che la sua cura è "pronta" ed a disposizione di tutti ma solo lui o chi fa parte del suo gruppo sa come applicarla e gli ingredienti sono disponibili sono in determinati posti. Chi ascolta non si fa sfiorare nemmeno per un attimo dall'idea che se la cura è quella e funziona, perchè non potrebbe prescriverla chiunque? Perché quel prodotto bisogna comprarlo necessariamente in un determinato posto?

Il problema principale comunque è che non funziona, ma questo è secondario per l'imbonitore, quando la gente l'avrà capito, lui sarà già fuori paese, in cammino per il prossimo al quale mungere un po' di quattrini ed il suo cliente sarà già morto.

Come si fa il mestiere di ciarlatano?

Pensate un'idea, una plausibile e comprensibile. Qualcosa che si trova dovunque: un'erba, un farmaco, una sostanza che usiamo tutti i giorni. Dire che è stato scoperto per caso, la "formula" della pozione poi, è bene sia stata tramandata dal nonno o da antiche conoscenze fa sempre effetto. L'alternativa è darvi arie da grande scienziato: lunghissimi studi, laboratori sofisticati (che non esistono, l'ideale sarebbe farvi fotografare davanti ad un microscopio, anche giocattolo), libri, anni di lavoro ed alla fine dall'alambicco è uscita fuori la "formula" che dev'essere complessa e difficile da smontare, una sorta di cerimonia: un grammo del prodotto A unito a due compresse di B con mezza fiala di C, mescolati a D, da prendere la sera, dopo i pasti e senza bere troppa acqua. Questo è un buon esempio di "pozione" moderna. L'alternativa è "banalizzare" tutto: se il potenziale cliente è la "gente comune", potrebbe essere più efficace vendere una sciocchezza: zucchero, una pietra "magica", massaggi o amuleti.

Affermare con assoluta sicurezza che la vostra "ricetta" cura tante malattie (soprattutto le più diffuse) ma puntare tutto sul cancro, è quella che fa più effetto e che garantisce maggiori introiti ed un numero di clienti disposti a tutto pur di credere a qualcosa. Sottolineare che la vostra cura potrebbero prescriverla tutti (è talmente semplice!) ma solo voi conoscete la formula esatta ed i dosaggi giusti, per questo, alla fine, meglio rivolgersi a voi.
Voi non volete soldi, basta un rimborso spese, un'offerta o una piccola somma per ripagare la benzina. Voi lo fate per aiutare gli altri, mi raccomando.
Raccogliete una serie di credenziali fasulle ma credibili: raccontate di mille congressi in giro per il mondo durante i quali vi hanno salutato con una "standing ovation" o un premio prestigioso, è meglio se questo succede all'estero, non nel vostro paese (dove sarebbe facile controllare). Utile pubblicare un libro, non importa l'editore (può essere anche stampato da voi) ma fa molto "professionista". Questo aumenterà la vostra fama di "perseguitato": tutto il mondo ce l'ha con voi, tutti sanno ma nessuno ammette, se fra le righe raccontate di strane minacce o addirittura di attentati va bene, aiuterà nella faccenda.

Cercate di raccogliere testimonianze di guarigione e diffondetele. All'inizio servirà compiere qualche "trucchetto": fotomontaggi, storie inventate, dimenticanze provvidenziali, complici pagati, poi con il tempo arriverà sempre qualcuno che, curato in ospedale, sarà stato talmente plagiato dalle vostre parole, da essere davvero convinto di essere stato guarito dalla vostra pozione, fatelo girare, attirate le attenzioni su di lui, nessuno oserà contraddirlo. Puntate tutto sulla rete, i video fanno un figurone, i siti con le "storie risolte" anche, sguinzagliate un gruppo di fedelissimi che parleranno di voi come di un sant'uomo pronto a fare del bene e chiuso nel suo laboratorio dove effettua importanti esperimenti (non dite a nessuno che il microscopio ritratto assieme a voi è stato comprato alla Coop!). Appena un vostro fedele incontra qualcuno in preda alla disperazione deve agguantarlo subito! Dovete diventare un "guru": tutti ce l'hanno con voi ma voi siete lì per salvare il mondo.

Attaccate chiunque metta in guardia la gente sulle vostre intenzioni. Usate gli argomenti soliti: la medicina non cura nessuno, la chemioterapia non funziona, i medici sono corrotti, è tutto un "magna magna", spostate l'attenzione da voi e portatela tutta su un altro argomento, voi non dovete essere discutibili o la vostra reputazione crollerebbe, distruggete il nemico invece di esaltare voi.

Bene.
Siete più o meno sulla buona strada.
C'è però un piccolo particolare da ricordare. La professione di ciarlatano, in Italia, è un reato.
Art.121 capo V del TULPS: E’ vietato il mestiere di ciarlatano.
Art.231 del R.D. 6-5-1940 n. 635: Sotto la denominazione di “mestiere di ciarlatano”, ai fini dell'applicazione dell'art. 121, ultimo comma, della Legge, si comprende ogni attività diretta a speculare sull'altrui credulità, o a sfruttare od alimentare l'altrui pregiudizio, come gli indovini, gli interpreti di sogni, i cartomanti, coloro che esercitano giochi di sortilegio, incantesimi, esorcismi, o millantano o affettano in pubblico grande valentìa nella propria arte o professione, o magnificano ricette o specifici, cui attribuiscono virtù straordinarie o miracolose.
...e per un medico, prescrivere "cure" non scientifiche o "segrete", è proibito dal codice deontologico, si rischia la radiazione dall'albo, non può farlo.
Sta a voi quindi intraprendere questo mestiere o impararne uno più onesto, soprattutto che non debba approfittarsi delle debolezze del prossimo e che vi faccia dormire sonni tranquilli, oltretutto passare una vita come uno sciacallo non è proprio edificante e ricordate, in galera circolano pochi soldi, non sarebbe un ambiente adatto per un tipo così venale.

Alla prossima.

venerdì 12 ottobre 2012

Nodding disease: una tragedia nella tragedia.

Se c'è una cosa che allarma le organizzazioni sanitarie è una malattia sconosciuta. Esistono diverse "malattie emergenti", alcune conosciute da tempo ma che ultimamente stanno colpendo più individui, altre praticamente sconosciute tanto da sembrare inventate.
Si chiama Nodding disease (più o meno "malattia dell'annuire" da uno dei sintomi del disturbo) e sta mietendo centinaia di vittime in una regione del mondo che di problemi ne ha già abbastanza.
La malattia è stata descritta per la prima volta negli anni '60 ma i casi, rarissimi, ne facevano una di quelle patologie che non valeva la pena studiare o curare. Qualcosa però è cambiato proprio in questi ultimi anni, in particolare dal 2010. In alcune regioni dell'Uganda, del Sudan meridionale e della Tanzania, sempre più bambini sono colpiti dalla misteriosa malattia.
Il mistero consiste prima di tutto nelle cause, ancora sconosciute e che non sembrano chiarirsi nemmeno dopo i primi studi coordinati dall'organizzazione mondiale della sanità e dal CDC (ente sanitario statunitense). I sintomi della malattia sono impressionanti. I bambini (la classe più interessata dalla malattia è quella dai 5 ai 15 anni) colpiti subiscono gravi danni cerebrali che rendono i tessuti del cervello atrofici causando un progressivo ritardo mentale che diventa regressione, lo stato fisico del bambino decade velocemente, compare ipersalivazione, mutismo, anoressia (per incapacità ad alimentarsi). In pochi mesi il bambino torna ad avere le capacità intellettive di un essere di pochi anni. Contemporaneamente si susseguono crisi epilettiche sempre più gravi che alla fine della malattia impediscono addirittura l'alimentazione e l'idratazione. Molte morti sono causate proprio da queste crisi, per le cadute ed i traumi che i piccoli si provocano. Le crisi epilettiche iniziano dopo poche settimane dalla comparsa dei primi sintomi, il più evidente dei quali è una sorta di "tic", uno spasmo, un movimento del capo verso il basso (come per "annuire", in inglese "nodding", da qui il nome della malattia) che si fa sempre più frequente.
Le condizioni del bambino scadono velocemente e così la sua capacità di autosufficienza, ragionamento ed indipendenza ed in regioni povere come quelle sub-sahariane si tratta di un dramma nel dramma con famiglie incapaci a provvedere ai bisogni dei piccoli che a volte sono pure abbandonati al loro destino.
Non sono conosciuti casi di guarigione dalla malattia né attualmente si conoscono cure o almeno farmaci che possano migliorare i sintomi (tranne gli antiepilettici).


Per quanto riguarda la causa della malattia sono state fatte alcune ipotesi e solo con le ricerche, iniziate di recente, si stanno raccogliendo alcuni indizi interessanti.
Uno studio del CDC effettuato nel Sudan del sud ad esempio ha notato che nella maggioranza (il 76%) dei piccoli affetti dalla malattia della regione di Maridi, erano positivi all'infezione di Onchocerca volvulus, un parassita noto in molte regioni africane (ed in America meridionale) perchè provoca una malattia chiamata oncocercosi, volgarmente detta "cecità dei fiumi". Il parassita arriva ad introdursi (è come un piccolo verme, si chiama filaria) nelle camere oculari causando vari sintomi fino alla perdita della vista. Detto questo sembrerebbe evidente la genesi parassitaria della malattia se non fosse che i bambini di un'altra regione che ha partecipato allo studio (Witto), erano positivi in misura minore (58%) alla presenza del parassita così come altri soggetti analizzati in altri stati africani. Inoltre finora non sono noti casi di parassitosi che arrivasse fino al tessuto cerebrale (causando i danni che sono visibili agli esami diagnostici, come la risonanza magnetica).
Alcuni studiosi hanno ipotizzato allora che il parassita potesse scatenare una sorta di reazione esagerata dell'organismo con conseguente "attacco" da parte degli anticorpi dell'individuo del tessuto cerebrale che così risulterebbe danneggiato (è detto meccanismo "autoimmune"). L'ipotesi parassitaria è plausibile e credibile (esistono anche altri parassiti, persino la "nota" Tenia, che possono causare crisi epilettiche) ma non può chiudere il caso, visto che in altri studi i soggetti analizzati erano negativi alla presenza del parassita.
Si sono susseguite altre ipotesi. Per esempio quella ambientale: in quelle zone sono frequenti le guerre e l'uso di gas chimici e sostanze tossiche, oppure quella legata all'alimentazione visto che esistono regioni nelle quali è diffuso il consumo di carne di scimmia, in una zona dello stato dell'Uganda è stata trovata una correlazione con il consumo di particolari radici tipiche di quel territorio. Un'analisi dei gruppi nei quali era più frequente la malattia ha notato che i bambini affetti dal problema presentavano un numero significativo di casi di epilessia in famiglia e questo apre a nuove ipotesi e possibilità. Un'ultima ricerca puntava a correlazioni con carenze alimentari (di vitamine, in particolare) che però sono state smentite. Un vero e proprio puzzle quindi. L'unico dato certo è terrificante: i bambini colpiti dalla malattia hanno una crescita irrimediabilmente e definitivamente annullata.

Mentre in Tanzania il governo ha iniziato una campagna tesa ad eliminare il parassita dell'oncocercosi dal paese, i bambini continuano a morire, si parla di oltre 1000 casi nell'ultimo anno e solo in Uganda di 3000 morti dal 2009.
La malattia è davvero impressionante ed ha un tale impatto visivo che qualcuno la chiama "la malattia degli zombie".
Un sintomo curioso e strano è legato alla comparsa delle crisi di "nodding" (come detto, il gesto di annuire con il capo): gli episodi sono molto più frequenti quando i bambini sentono freddo e quando gli si mostra loro del cibo. Finchè non smettono di mangiare continuano ad avere le crisi. Se però smettono di sentire freddo o è mostrato loro un alimento non "normale" (in quei paesi), come una barra di cioccolato o una caramella colorata, che quindi i bambini non riconoscerebbero come alimenti, non appare alcun segno di "nodding".
Qualcuno ha sospettato che la malattia possa apparire più frequente per la maggiore sorveglianza delle strutture sanitarie locali e straniere (più si cerca la malattia, più casi si troveranno) ma sembra che questa ipotesi possa essere scartata, uno dei responsabili dell'agenzia locale dell'OMS riferisce che si è notato come alcuni bambini provenienti da zone esenti dalla malattia, la sviluppassero quando in contatto con le popolazioni che invece ne erano più colpite, quasi come una forma di contagio, si tratta comunque ancora di osservazioni non statistiche.Come si vede, un vero rompicapo, misterioso e difficile da ricostruire.

I responsabili delle organizzazioni umanitarie per ora non possono che limitarsi alla distribuzione di farmaci antiepilettici per rendere meno probabili i danni da caduta o trauma causati dalle crisi dei piccoli malati.

Speriamo che le indagini dell'OMS e delle varie associazioni (anche di volontariato) che si occupano del fenomeno, arrivino ad una soluzione.

Alla prossima.

Alcuni approfondimenti:
Science blog
OMS

Grazie a FDM per la segnalazione. 

venerdì 5 ottobre 2012

Il bivio

Michael (Mike) Baker era uno stimatissimo giornalista inglese con un curriculum di tutto rispetto. Scriveva per il Guardian e collaborava con altre testate e con la BBC (la rete televisiva nazionale inglese). Per due volte vincitore del premio per il migliore giornalista educativo della sua nazione, Mike sfortunatamente un giorno, ad aprile 2011, si ammala di cancro, di uno dei peggiori, quello al polmone.
Decise coraggiosamente di mettere in rete la sua storia, i progressi, le scelte e le considerazioni e così molti lettori hanno avuto la possibilità di leggere cosa succedeva giorno per giorno. Mike era una persona intelligente, colta ed energica ed anche quando tra le righe dei suoi articoli si percepiva la paura e lo scoraggiamento per la malattia, non smetteva mai di ironizzare sulle sue condizioni e di raccontare i suoi hobby.
Il tumore non è di quelli che lasciano molte speranze ma il giornalista inizia le cure che gli propongono i suoi medici, con fiducia e dedizione. I successivi controlli vanno bene, il tumore risponde alla terapia, è un'ottima notizia, le sue dimensioni diminuiscono e così anche i disturbi, Mike sta bene e non può lamentarsi delle sue condizioni generali.
Finiti i primi cicli di chemioterapia l'appuntamento è per i prossimi controlli, l'estate passa bene e così anche l'autunno, Mike è in forma.

Passa qualche mese, la TAC fatta alla fine del 2011 portava brutte notizie, il tumore sembra tornato alla carica. Le sue dimensioni sono ancora minori di quelle iniziali, lo stato di salute generale è buono, non ci sono sintomi particolari ma il medico gli comunica che la sua malattia ricomincia a progredire.
Come scrive Mike nel suo blog, a questo punto il medico gli propone una nuova chemioterapia con due farmaci diversi dai primi, ce la può fare, anche se molto grave il tipo di tumore sembra rispondere bene alle cure e sperare in un miglioramento o almeno in una sopravvivenza più prolungata è una speranza reale. Mike ha un ripensamento, riflette e si trova davanti ad un bivio, lo scrive egli stesso:
So I now have two treatment options: either chemotherapy with a different drug, Docetaxel or a tablet called Erlotinib (trade name Tarceva). Actually there is a third option: to shun the conventional medical approach and keep going with my many complementary methods and with diet and exercise.

"(trad.) Così ora ho due possibilità di cura: ancora chemioterapia con un farmaco diverso, il Docetaxtel o una compressa che si chiama Erlotinib (nome commerciale Tarceva). In realtà c'è una terza opzione: rifiutare la terapia convenzionale ed iniziare con i miei tanti metodi alternativi e con dieta ed esercizio."
Il medico lascia Mike libero di scegliere, senza forzature né discorsi paternalistici e Mike decide: nessuna chemioterapia, dice "da quello che ho letto non ha molta efficacia e presenta tantissimi effetti collaterali, tanta stanchezza e soprattutto non mi piace il fatto che colpisca anche le cellule sane, rendendoti incapace di resistere alla malattia".
Mike si dice disposto a considerare la possibilità di ricorrere alla compressa di Docetaxtel ed ha firmato il consenso per una terapia sperimentale, se dovesse notare che la sua scelta non portasse i risultati sperati potrà sempre cambiare di nuovo direzione.
La decisione del giornalista deriva soprattutto dalla lettura di un libro "Cancer Concerns" che lo ha colpito. Secondo l'autore del testo i medici tendono a "rimuovere il cancro" quando invece questo è un processo nel quale la malattia è solo l'ultimo passo. Per tanti anni, processi biochimici e psicologici predispongono al cancro che poi si manifesta, così è semplice guarirlo risolvendo questi problemi e facendoli regredire. La cura del tumore è basata su una dieta che "affama" il cancro, aggiungendo enzimi, vitamine e vegetali. Si tratta dell'ennesimo libro spazzatura che mescola medicina (poca) e filosofia (troppa) illudendo chi è colpito da una grave malattia di poterla sconfiggere con mezzi inadeguati, non provati ed inutili.

La decisione è presa però ed è irrevocabile.

Mike aggiorna i suoi lettori tramite il blog e tra alti e bassi racconta anche delle sue attività più leggere, come dei suoi momenti di scoraggiamento. I sintomi si fanno più gravi, compare la stanchezza, la tosse, la difficoltà a compiere sforzi ma non demorde, la sua determinazione è fondamentale.
"Ho più tempo libero" dice Mike e così si abbandona a letture sul tema che sta "invadendo" la sua vita. Tra gli altri lo colpisce un libro di un'infermiera, Marion Dias, "Come fare sparire il cancro?" tanto da volerlo recensire nel suo sito.
La Dias si dice "autoguarita" per mezzo di "autoipnosi, energia e programmazione linguistica". La donna scrive nel libro che la parola "cancro" è negativa, bisogna così riprogrammarla e pronunciarla al contrario, "orcnac", così da "invertirne" gli effetti. Allucinante.
Ancora una volta, affidarsi a fonti non scientifiche, distoglie una persona dalle possibilità reali di cura.
Tra gli altri concetti, nel libro, se ne trovano alcuni che abbiamo conosciuto in questi anni di ciarlataneria: i conflitti di tutta la vita si pagherebbero con la malattia, dieta strettissima senza zuccheri, farine e carne, abbondanza di frutta e verdura. Solo così si può guadagnare l'autoguarigione e Mike ci crede.

Il libro che ha convinto Mike a seguire la "cura" alternativa. "Come fare sparire un cancro in un mese senza cure mediche".

A gennaio 2012, subito dopo la notizia del medico, Mike ha già iniziato la sua "cura".
Vegetali in quantità accompagnati da origano ed aglio, divieto per zuccheri, carne, pasta, pane, riso e farinacei. Dieta quasi totalmente crudista, enzimi pancreatici in quantità, succhi di frutta ed altro.

In fondo, dice, sta anche bene, non ha grossi sintomi e forse la tosse è anche un po' migliorata.
Dopo un anno dalla diagnosi e 4 mesi dall'inizio della "cura" alternativa Mike è orgoglioso: condizioni buone, sintomi scarsi, tanto da permettersi lunghe passeggiate e persino allenamenti in bicicletta (che fanno parte della "cura"), ora aggiunge anche l'omeopatia.
Resta la tosse, forse migliorata ma sempre presente ed il peso, ancora non è riuscito a recuperare quello originale. Invia i suoi esami in giro per il mondo chiedendo ad altri centri alternativi di inviargli novità su eventuali altre cure e consigli. Pensandoci bene anche la forza fisica e la resistenza sono sotto tono e così qualsiasi cosa possa aiutarlo è benvenuta, anche se la cura continua, Mike, dice, ha troppe cose da fare per lasciarsi andare così.
Purtroppo il morale di Mike crolla nelle settimane successive. I sintomi peggiorano e così sono necessari alcuni ricoveri per risolverli, Mike non è certo contento ma la sua fiducia nella cura alternativa è totale: lo scrivono quelle persone nei libri e se vuoi puoi autoguarirti, Mike lo vuole.

Ad inizio settembre 2012 il giornalista è a casa sua, aiutato da una volontaria del servizio malati terminali della sua contea. Non riesce più a scendere al piano di sotto, definisce le scale che lo separano dall'ingresso di casa "un Everest insormontabile", ha bisogno dell'ossigeno, della sedia a rotelle e della morfina. Accetta tutto ma per quanto possibile chiede ai suoi famigliari di non negargli l'alimentazione che stava seguendo. Purtroppo in pochi giorni gli è impossibile proseguirla, compare la difficoltà ad alimentarsi e persino a bere.

Il 22 settembre Mike muore.

Questa storia è molto simile a quella di Steve Jobs che ha cercato nelle cure alternative una guarigione impossibile.
Per noi Mike non era un personaggio noto ma un essere umano con un problema di salute, per gli inglesi era un importante e conosciuto reporter che aveva scelto di condividere con tutti le sue emozioni. Non possiamo sapere con sicurezza se seguendo le cure proposte dall'ospedale Mike fosse vissuto di più, se si sarebbe potuto godere famiglia, amici e vita ancora per qualche mese o per anni, nessuno può dirlo anche se con molta probabilità le cure gli avrebbero assicurato una sopravvivenza maggiore, ma per l'ennesima volta si veda come le promesse di quei libri, dei ciarlatani e dei guaritori sono illusioni inutili, soprattutto quando distolgono i malati dalle cure provate. Quando la medicina non può guarire una persona lo dice e si può tentare, fare qualcosa, godere degli affetti per un tempo prolungato ma chi racconta di guarigioni miracolose, veloci, indolori, sicure, sta semplicemente barando.
La malattia di Mike ne è una prova crudele, morire a 4 mesi dall'inizio della nuova "cura" è esattamente quello che succede se non si fa nulla. Cosa ci ha guadagnato se non illusione ed imbroglio?
Cura alternativa=Assenza di trattamento, è quello che capita sempre.

Non dite mai nemmeno "che male vuoi che faccia", fa tanto male morire senza aver tentato il possibile, dico sempre che lasciare se stessi o i propri cari nelle mani dei ciarlatani è il peggiore insulto alla dignità ed all'umanità di chi vogliamo bene, se esiste una possibilità questa è nelle cure provate, nella medicina, solo in questo modo possiamo donare a chi ci sta vicino, l'ultimo regalo: la speranza, e questa non risiede certo in una dieta, un bicarbonato o una pozione miracolosa.

Alla prossima.