venerdì 28 agosto 2009

Omeopatia: la conosciamo? (II parte)

aggiornamento del 30/08/09: sostituito paragrafo sul numero di Avogadro. Inserita parte preparata da axlman (grazie!).
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S
i diceva nella prima parte dell'articolo:


Se non curi l'influenza stai per ben sette giorni a letto malato,

se prendi un rimedio omeopatico in una sola settimana sei già perfettamente guarito.

E' la sintesi dell'omeopatia. A quanto pare.
Un argomento molto interessante e vasto, dato che l'omeopatia si può considerare una delle medicine alternative più utilizzate al mondo. Per essa, valgono tante delle considerazioni fatte a proposito delle altre medicine alternative:

-Basi o fondamenti scientifici: nessuno.
-Evidenze o prove di efficacia superiori al placebo: nessuna.
-Conoscenza dei principi su cui si basa da parte degli utilizzatori: scarsa.

L'argomento è diviso in quattro parti:
1) Omeopatia: Introduzione
2) Omeopatia: la conosciamo?
3) L'incredibile caso del dottor Benveniste
4) Funziona o no?

Abbiamo letto delle origini di questa pratica, dei princìpi e delle sue applicazioni e passiamo quindi con la spiegazione dei principali termini, concetti e leggi che regolano l'omeopatia:

Cos'è l'omeopatia?
Chi vuole approfondire l'argomento, trova un buon riassunto su Wikipedia. L'omeopatia è una "pseudoscienza" perchè con la scienza non ha nulla in comune, i suoi teoremi sono smentiti dalle conoscenze scientifiche attuali e le basi dell'omeopatia furono create quando la maggiorparte di queste conoscenze non esistevano. Non erano conosciuti nemmeno gli antibiotici e non si conosceva nemmeno l'esistenza dei batteri e dei virus. L'omeopatia quindi si basa su concetti totalmente estranei alla nostra conoscenza.

L'omeopatia fu teorizzata da Hanneman nel XVIII secolo, su principi simili a quelli di Ippocrate nel V secolo a.c. La "teoria dei simili": una sostanza che produce dei sintomi, può essere utilizzata per curare gli stessi sintomi o, detta al contrario: per curare una malattia, basta utilizzare una sostanza che procuri gli stessi sintomi di quella malattia.

Per eliminare gli effetti tossici della sostanza, mantenendone quelli utili, basta diluirla in successione, tante volte e ad ogni diluizione agitare, tramite "succussione" (la chiamano "dinamizzazione") ciò che è risultato, per poi diluirlo di nuovo.
Alla fine di tutte queste diluizioni, in effetti non resta nulla della sostanza iniziale, ma gli omeopati spiegano che quella sostanza ha lasciato una traccia nel solvente, nel "terreno" cioè che ha diluito la sostanza (l'alcol, l'acqua ad esempio). Nel caso dell'acqua dunque, questa sarebbe capace di una sorta di effetto "memoria", ricorderebbe cioè quello che è stato diluito decine di volte, mantenendone le proprietà anche se di quella sostanza non ne esiste più una molecola.

E' nato il prodotto omeopatico.

Le diluizioni

Il concetto di diluizione è fondamentale nell'omeopatia. La diluizione in omeopatia è detta "potenza". Secondo il numero di diluizioni che ha subìto una sostanza, ogni rimedio omeopatico presenta una sigla.
Una diluizione centesimale (cioè con un rapporto 1 a 100) viene contrassegnata con C. Una diluizione decimale (un rapporto 1 a 10) ha la sigla D.
Nella diluizione centesimale, C, una parte di sostanza viene diluita in 99 parti di diluente in una diluizione D, invece, una parte di sostanza viene diluita in 9 parti di diluente.
La prima diluizione quindi sarà la 1C.
Un preparato 10C quindi, indicherà che quella sostanza è stata diluita 10 volte, ogni volta con un rapporto 1 a 100. Una parte su 100 10 quindi.
In omeopatia, di usano diluizioni "estreme", oltre i 30C ad esempio o da 12 o 15D.

Secondo il numero di Avogadro però, a partire da 12C o dal 24D, in quella soluzione non ci sarà più nemmeno una molecola della sostanza di partenza. In pratica, quello che stiamo diluendo o che stiamo per confezionare, è acqua, solo acqua.


A quel punto il prodotto deve essere somministrato: esistono una serie di precauzioni, fondamentali perchè il prodotto abbia effetto, non bisogna toccarlo con le mani, non bisogna lavare i denti prima di prenderlo (esistono dentifrici adatti agli "omeopazienti"), non bisogna assumere alimenti "irritanti" come la menta o il caffè e così via, con tutta una serie di procedure e cerimonie che fanno tanto pensare ad un rituale magico...che stranamente è uno dei meccanismi tipici di condizionamento della mente.

Concetti utili

Premettiamo anche alcuni concetti che ci serviranno nell'analisi:
Il Placebo: è una sostanza inerte, senza effetti specifici, somministrata al fine di provare gli effetti di un'altra sostanza, quasi sempre a scopo di studio e scientifico, ma anche, in certi casi, a scopo terapeutico. Ma se il placebo è inerte, che scopo terapeutico può avere? Ce l'ha.

E' stato dimostrato che il placebo riesce a migliorare (di poco) alcuni sintomi soggettivi, soprattutto quelli legati alla sfera psicologica. Il placebo è una compressa, un granulo, una soluzione di acqua e zucchero o acqua e farina.
Attenzione, il placebo è una sostanza inerte per definizione ma agisce nel nostro subconscio perchè l'uomo NON SA di assumere un placebo. Viene condizionato dalla convinzione di assumere un farmaco. Sono conosciuti addirittura intolleranze ai placebo e dipendenza da placebo. Il paziente stava male se non assumeva quella pillola di farina a quella determinata ora.

Se somministro il placebo, del quale conosco l'effetto quindi, posso provare quanto un'altra sostanza sia efficace nei confronti di una malattia. Somministrando un placebo ad una persona con cefalea, posso provare se, per esempio, l'aspirina è efficace per la cefalea e posso dimostrare soprattutto quanto, l'aspirina sia efficace, visto che la paragono con qualcosa di misurabile.

Ma perchè si somministra il placebo?
Perchè così gli interessati dalla ricerca, assumono qualcosa, credono di prendere un farmaco, sono allo stesso livello di chi prende il farmaco vero ma non ne hanno gli effetti.
Invece di paragonare una sostanza al nulla, la si paragona a qualcosa, del quale i piccoli effetti psicologici sono conosciuti e misurabili, la differenza è sottile.

E perchè esistono gli studi cosiddetti "a doppio cieco"?
Perchè si è visto, proprio per l'effetto placebo, che anche la modalità di somministrazione, addirittura il colore o il confezionamento o la "passione" di chi somministrava il placebo, nel farlo, condizionava i risultati.
Proprio per evitare il condizionamento eventualmente derivante dal medico che somministra il placebo, nemmeno il medico sa cosa sta somministrando: doppio cieco, (in inglese double blind), nessuno dei due individui coinvolti nella sperimentazione sa di cosa si tratta, se del placebo o del farmaco vero.
Il condizionamento da parte del medico nei confronti del paziente infatti è molto noto.
Un medico che propone un farmaco ad un paziente ed afferma che probabilmente quel farmaco non farà nulla, condiziona il paziente che molto probabilmente avvertirà meno gli effetti del farmaco. Un medico che propone lo stesso farmaco, dicendo che si tratta di una sostanza potentissima e molto efficace, condizionerà lo stesso il paziente, ma in maniera positiva. Così, se assumo un placebo incolore ed insapore, a qualsiasi ora della giornata ho un effetto, se ne assumo un altro di un bel rosso vivo ed amarognolo, magari con l'indicazione di assumerlo 32 minuti esatti prima di pranzo, l'effetto sarà maggiore.
Esattamente come la "visita" omeopatica, che risponde come un pugno in un occhio alla visita classica di tanti medici "normali". L'omeopata interroga il paziente minuziosamente, su tutti gli aspetti della sua vita, gli dedica molto tempo, chiedendo anche particolari sul momento della nascita, sulle malattie eventuali, sulla famiglia, le ansie, le aspettative. Il paziente si sente al centro dell'attenzione, è finalmente compreso, si sfoga, si confessa. Il medico deve solo convogliare tutte quelle informazioni su una pillola, la prescrive descrivendo la "cerimonia" di somministrazione ed il gioco è fatto.
Sono condizionamenti mentali, veri e propri.

Ma è stato dimostrato alla fine un effetto del rimedio omeopatico?

L'omeopatia, non ha MAI mostrato un effetto superiore a quello del placebo.

Gli unici studi che dimostrerebbero effetti misurabili (superiori al placebo) di prodotti omeopatici, sono pubblicate da riviste del settore, da testi di omeopatia, da giornali di medicina alternativa. Anche le review (uno studio che analizza e riunisce tutti gli studi precedenti sull'argomento) hanno dimostrato la stessa cosa, in uno studio è scritto: "l'omeopatia è al massimo una "placeboterapia" o quando peggio, una ciarlataneria".

Ma perchè l'omeopatia non ha basi scientifiche?
Semplicemente perchè i composti omeopatici non contengono nulla ed il nulla non cura. E come si sa che non contengono nulla?

DENSITÀ MOLECOLARE

La densità è definita come il rapporto tra la massa di un corpo e il suo volume: nota la densità di una sostanza, si può ricavarne la massa conoscendone il volume o viceversa.

Oltre ad essa si può parlare di densità molecolare, cioè quante molecole di una sostanza sono contenute in un dato volume.
Essa si ricava facilmente dalla densità, grazie al numero di Avogadro.

In un centimetro cubo di una sostanza liquida o solida (in questi casi la densità è dello stesso ordine di grandezza, mentre gli aeriformi sono meno densi di diversi ordini di grandezza), è contenuto un numero di molecole dell'ordine delle decine di migliaia di miliardi di miliardi, cioè 10 22. Analogamente in un litro (1˙000 cc) sarà contenuto un numero di molecole dell'ordine di 10 25 (10 22 moltiplicato per 1˙000), mentre in una goccia (ordine di grandezza sul decimo di centimetro cubo) ne saranno contenute circa 10 21. L'esempio della goccia serve perché i "farmaci" omeopatici solitamente si assumono a gocce o granuli (1 cc spruzzato su un centinaio di granuli) e non certo a litri.

Naturalmente se si fanno calcoli precisi, a seconda di quanto la singola molecole è "pesante" e a seconda della densità della sostanza stessa, il numero di molecole contenute in un centimetro cubo cambia al variare della sostanza, ma l'ordine di grandezza è quello indicato (chi è interessato a vederne qualcuno nel dettaglio può leggere questo commento.

Detto ciò è facile dare un'indicazione di quante molecole di una sostanza si possono trovare una volta che si sono compiute successive diluizioni.

Ad esempio, parlando di diluizioni centesimali, alla prima diluizione abbiamo 1 parte di "principio attivo" diluito con 99 parti di acqua per ottenere 100 parti di soluzione. Considerato che, come detto, la densità molecolare è dello stesso ordine di grandezza sia per il "principio attivo" che per l'acqua, ci sarà all'incirca una sola molecola utile (o almeno presunta tale) ogni 100 molecole.

Analogamente, diluendo una seconda volta, avremo 1 molecola "utile" ogni 100 2 = 10 4 molecole.

A 10C siamo nell'ordine di 1 molecola "utile" ogni 10 20, quindi si parla di trovare, in media, un numero di molecole "utili" dell'ordine delle centinaia in un cc di soluzione (10 22, molecole totali in 1 cc, diviso 10 20 dà 100), delle decine in una goccia e delle unità in un granulo: se non è niente strettamente parlando, lo è certo come effetto pratico.

Per diluizioni superiori delle molecole "utili" non c'è praticamente più traccia: in una goccia (o granulo) sarà molto più facile che non sia contenuta neppure una molecola "utile" piuttosto che il contrario, e per avere la ventura di incrociarne una bisognerà assumerne parecchie decine (o centinaia o migliaia o milioni o miliardi o anche più, dipende dalla potenza della soluzione).
Tanto per fare un esempio, a 11C ci sarà circa una molecola ogni 10 gocce (o ogni 100 granuli), a 12C una ogni 1˙000 gocce (o 10˙000 granuli), a 13C una ogni 100˙000 gocce (o 1˙000˙000 di granuli) e così via.

Ecco perché nei composti omeopatici non esiste traccia delle sostanze che chi li produce afferma di diluire nei propri prodotti.
Esiste anche la prova pratica di questa affermazione in quanto nessuno e in nessun modo è capace di elencare che tipo di sostanza sia disciolta in un prodotto omeopatico se non è indicata, così come nessuno e in nessun modo è capace di distinguere un flacone di una preparazione omeopatica da un flacone di acqua.

Per particolari ed esempi sul numero di Avogadro, si possono leggere alcuni commenti a questo stesso articolo, qui e qui ad esempio.

La legge di Avogadro, ai tempi dell'inventore dell'omeopatia, era sconosciuta. Tanto dovrebbe bastare per chiudere ogni discussione sul fenomeno: chi aveva inventato l'omeopatia aveva creato una teoria semplicemente sbagliata perchè non conosceva una legge fondamentale della chimica. Eppure non è bastato, oggi l'omeopatia chiede sempre più un riconoscimento scientifico e pretende di essere efficace.

La logica

Quasi come in un gioco, esiste anche un premio succosissimo (1.000.000 di euro) per chiunque riesca a distinguere un flacone omeopatico da un flacone di acqua, in un esperimento controllato. Nessuno ha mai raccolto la sfida. Ed esiste un'altra prova di assurdità di questa teoria, fornita dagli stessi omeopati e sbandierata come punto di forza: un prodotto omeopatico NON HA effetti collaterali. Fa SOLO quello che promette di fare. Eppure qualsiasi sostanza ha diversi effetti ed in medicina si sfruttano gli effetti benefici delle sostanze, pur conoscendone quelli malefici. NON ESISTE una sostanza che ha SOLO effetti positivi. Nemmeno l'acqua, se vogliamo proprio essere precisi. E se l'acqua conservasse la memoria di qualsiasi cosa con la quale venga a contatto (e quindi il prodotto omeopatico non deve essere "contaminato" dalle nostre mani, da bicchieri o da alimenti), come mai non conserva la memoria delle tubature nelle quali scorre o dei flaconi nei quali è preparato il rimedio o della terra ( o peggio...) sulla quale è strisciata la lumaca dalla quale preleviamo la bava?
Misteri dell'omeopatia...

Una similitudine molto simpatica può far capire cosa contenga un preparato 24D, una parte di sostanza cioè, diluita in 10 24 di soluto, la "teoria dell'ultimo respiro di Cesare":

Al momento della sua morte, Giulio Cesare esalò l'ultimo respiro. Le molecole di quel respiro, per forza di cose, si sono disperse nell'atmosfera, uniformemente. Se ipotizziamo che il volume dell'atmosfera corrisponde alla capacità dei nostri polmoni moltiplicata per 10 24 (ogni nostro atto respiratorio contiene circa 10 22 molecole d'aria, l'atmosfera terrestre contiene circa 10 44 molecole) ad ogni inspirazione noi inaliamo una molecola dell'ultimo respiro di Giulio Cesare.

Ecco: la teoria omeopatica sostiene che ci sarebbero ancora tracce dell'ultimo respiro di Giulio Cesare, anche se diluissimo ancora di più l'atmosfera terrestre.
;)
Nel mondo l'omeopatia è molto utilizzata ma esistono profonde differenze che servono anche a capire i motivi di questa diffusione. Dal 2% della popolazione in Inghilterra al 36% in Francia, esistono diverse percentuali nei vari paesi. La più grande multinazionale di rimedi omeopatici è la Boiron che è un'industria francese...e guardacaso la Francia è una delle nazioni nella quali l'omeopatia è molto diffusa.
In Italia le uniche persone autorizzate a prescrivere rimedi omeopatici sono i medici, laureati ed abilitati alla professione.
Questo da un lato sembrerebbe dare una certa autorevolezza al rimedio ma in realtà cambia poco, abbiamo visto che la laurea non è sinonimo di perfezione o intelligenza e sono davvero la minima parte i medici che vivono esclusivamente di medicina omeopatica. Chi si serve dell'omeopatia per curare i propri pazienti è spesso anche agopuntore, iridologo o utilizzatore di altre pratiche non convenzionali.

Il resto sono solo aneddoti. "Su di me l'omeopatia ha funzionato", dicono in tanti. Probabilmente è vero. Una "cura" omeopatica non dura due giorni, dura settimane, mesi a volte anni.
"Il mio omeopata mi cura sempre da tutto, naturalmente per una bronchite mi prescrive l'antibiotico". Beh, certo, se fa stare meglio sentirsi curato da un mal di testa che passa in un giorno senza prendere nulla, con un giorno di granuli di bava di lumaca, ben vengano i granuli...
"Io all'omeopatia ci credo...", sì, chiedete pure se chi crede all'omeopatia conosce bene i principi che la fondano.

"Avevo un'allergia che non passava con nulla, dopo due anni, ho preso dei granuli omeopatici e sono bastati sei mesi per curarmi definitivamente...". E' stato il granulo omeopatico o l'allergia è passata perchè dopo due anni e mezzo sarebbe guarita lo stesso?
Non è dato saperlo.

Ma se qualcuno sta meglio per merito di un rimedio omeopatico, perchè dovrebbe sospenderlo?
E chi ha detto di sospenderlo?
Se si "curano" piccoli disturbi o malattie non serie, l'omeopatia con il suo effetto placebo è utilissima. L'effetto placebo ha poteri a volte stupefacenti. La convinzione che possiamo stare meglio, può guarire davvero (da piccoli disturbi).
Lo uso anche io con alcuni pazienti e posso affermare, senza paura di essere smentito, che è largamente utilizzato in tantissimi ospedali in Italia e nel mondo. Sono piccoli "trucchi" del mestiere che ogni medico può confermare.

Ma l'omeopatia è pericolosa?
No, per principio. Posso dirlo con sufficiente sicurezza. Non ha capacità di guarigione e non ne ha nemmeno di danneggiare qualcuno, ma indirettamente (ed è successo diverse volte), può causare guai seri. Esistono persone che utilizzano l'omeopatia per curarsi da tutto, dal piccolo malanno alla malattia più seria. Quando un paziente (o un omeopata, cosa molto più grave) consiglia di curare il diabete o il cancro con l'omeopatia, corre un grave rischio, per la vita a volte.

Qualche anno addietro, si presentò nel mio studio un informatore scientifico di prodotti omeopatici. Discutemmo a lungo. Mi mostrò il catalogo dei prodotti, c'era di tutto...rimedi per tutte le malattie. Arrivai ad una pagina dove erano elencati dei rimedi contro i tumori maligni. Mi fermai e gli chiesi: "Ma se la sua casa farmaceutica ha scoperto un rimedio contro i tumori, lei è uno stupido a fare questo lavoro, utilizzi questi prodotti, diventerà ricco e famoso..." mi rispose che "era chiaro che quei prodotti non curavano il cancro, erano lì solo per fare catalogo, era meglio passare alle altre pagine per vedere gli altri prodotti, quelli sì che erano efficaci...".

Sono morti bambini curati dall'asma con l'omeopatia somministrata da genitori sconsiderati. E' questo l'unico, vero, pericolo. Non risiede nell'omeopatia ma in chi la usa. O la fa usare.
Il complotto

Anche a proposito dell'omeopatia è stato immaginato il "grande complotto" che ci nasconde tutte le verità per gli interessi di pochi. In medicina, secondo chi sostiene l'idea del complotto, pochi illuminati conoscono la giusta strada e lasciano che il resto della popolazione mondiale (quindi anche i loro parenti, nipoti ed amici) muoiano senza cure appropriate ed avvelenate da medicine tossiche. Il cancro, per esempio, secondo i complottisti si può curare e la medicina ufficiale nasconde queste cure in modo da non far perdere guadagni alle nefaste cause farmaceutiche, nella loro mente, il cancro si cura con il bicarbonato, con le erbe, con il tartufo, con l'aloe, secondo i casi, perchè poi si potrebbe curare con lo Zapper, con le terapie psicologiche di Hamer, con l'Essiac, con la cartilagine di squalo...ma se proprio vogliamo, si può curare pure con la formula di Caisse, con l'argento colloidale, con la tintura di iodio, la vitamina C...insomma, con tutte queste cose e tutte queste cure hanno il 90% di possibilità di successo e tutte hanno centinaia di testimoni pronti a giurare sulla loro guarigione e sono tutte gratis e disponibili...
Insomma, il grande complotto nasconde le cure efficaci proponendo cure inutili. Anche l'omeopatia, naturalmente, fa parte delle cure nascoste perchè talmente efficace da portare fastidio alla lobby del farmaco.
Il problema è che come spesso accade, il complottista diventa "complottato" e così l'omeopatia da vittima delle lobby, diventa parte della lobby, con la Boiron (la principale multinazionale che produce omeopatici) che fattura miliardi su miliardi, commissiona e sponsorizza ricerche, spende in pubblicità e congressi, esattamente come le industrie di "Big Pharma". Il medico omeopata, pur se alternativo, si comporta esattamente come i medici "ufficiali", ma non è supportato dalla scienza.
Così, l'omeopata deve screditare il medico ufficiale per accreditare le proprie teorie.
Spesso, per prendere in giro il cliente, basta far credere che il negoziante di fronte, ti stia prendendo in giro.

Oltretutto, un'industria che vende boccettine di acqua (è questo alla fine il rimedio omeopatico) a prezzi stratosferici (arriviamo a 200 euro al litro in certi casi), cos'è, vittima o truffatrice?
I complottisti sono confusi, se si fa caso, la inseriscono molto raramente tra le "medicine alternative" eppure è una medicina alternativa, la più diffusa oltretutto, però in questo momento per loro l'omeopatia è in un limbo: è efficace perchè è contro la scienza, ma è prodotto della cattiva multinazionale, quindi non è efficace.

Nella terza parte racconterò la storia dell'evento che stava per cambiare le sorti della medicina mondiale. La memoria dell'acqua esisteva, una rivoluzione totale per la scienza e la medicina, tutto certificato da una delle riviste mediche più importanti, con un esperimento incredibile. Una scoperta eccezionale. Per qualche mese, l'omeopatia ebbe la riscossa dopo anni di incomprensione e derisioni, salvo poi scoprire...

Alla prossima.

Bibliografia

- S. Hahnemann, trad. It. Organon dell'arte del guarire, Como, red/studio redazionale, 1985, p. 45

- H.C. von Baeyer, Caesar's last breath, in Science, vol. 26, n. 6, 1986, pp. 2-4

- AA.VV. Human basophil degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE, in Nature, n. 333, 1988, pp. 816-818

- Vinar O. Dependence on a placebo: a case report. Brit J Psychiatry 1969;115:1189-1190

- J. Maddox, J. Randi, W. Stewart, "High-dilution" experiments a delusion, in Nature, n. 334, 1988, pp. 287

lunedì 24 agosto 2009

Omeopatia: Introduzione (I parte)

Inizia la serie di articoli dedicati alla pratica alternativa più diffusa al mondo, l'omeopatia.
L'argomento è molto vasto e sicuramente stimolerà una discussione interessante. Ha anche dei passi di difficile comprensione per chi non conosce l'argomento, basti pensare che una buona percentuale di consumatori, considerano l'omeopatia una pratica basata su "erbe" e "prodotti naturali", che si usa per piccoli disturbi.
Non è così.

Iniziamo allora con una interessante introduzione curata da Thhh, al quale va il mio ringraziamento per aver speso del tempo per aiutarmi ad iniziare la discussione di questo capitolo delle medicine alternative. Ritengo questo suo articolo una buona base di partenza per entrare nell'argomento.

Questa è solo la prima parte, l'intero articolo ne prevede 4 (o forse di più, se richiesto). I prossimi articoli illustreranno le regole dell'omeopatia e le sue teorie, spiegheranno i termini che servono a comprenderla meglio (come diluizione, legge di Avogadro, doppio cieco...) e racconteranno una storia che molti ignorano, dirimente sull'apertura della ricerca medica e sull'onestà della medicina alternativa, contrapposta a quella delle aziende farmaceutiche "ufficiali".

Alla fine un articolo con una ricerca della letteratura scientifica a proposito dell'omeopatia.
Vista la vastità dell'argomento è possibile che tra una parte e l'altra sarà inserito un articolo di argomento diverso per "tirare il fiato".

Spero che tutto risulti interessante.

Buona lettura.

Omeopatia

di Thhh

L’omeopatia si definisce come la scienza di curare l’individuo con farmaci altamente diluiti, secondo il principio de "il simile cura il simile", stimolando il sistema immunitario, con farmaci accuratamente selezionati dal medico omeopata basandosi sull’individualità della persona che si trova davanti. [1]
L’omeopatia vede come suo testo fondante l’Organon, pubblicato nel 1810 da Samuel Hanhemann, medico laureato a Erlangen, nell’odierna Germania.

Hanhemann vedeva, a ragione dopotutto, che la allora “medicina ufficiale”, causava più danni di quanto riuscisse a curare.

La medicina del tempo era molto lontana dalla Evidence Based Medicine (medicina basata sull'evidenza) che abbiamo oggi: pratiche quali i salassi erano considerate panacee, e gran parte dei rimedi erano basati su intuizioni estemporanee, non supportate da alcuna sperimentazione, curiosi i corsi e ricorsi storici.
Hanhemann classificava questa medicina come allopatica, perché cercava di curare un sintomo con farmaci dalla azione contraria.
Postulò quindi la teoria omeopatica, ovvero di fornire al corpo uno stimolo che desse gli stessi sintomi della malattia in corso, ma più potenti, in una sorta di "chiodo-schiaccia-chiodo"

"[…] una affezione dinamica più debole è permanentemente estinta nell'organismo vivente da una più forte se la seconda (anche se diversa nella sua natura) è molto simile alla prima nelle sue manifestazioni."

Portava ad esempio la corteccia di china, che provoca ad alte dosi sintomi simili alla febbre malarica ma che in dosi moderate controlla la febbre.

L’omeopatia conobbe una grande crescita nel XIX secolo, con episodio di punta un’epidemia di colera: durante quell’evento la mortalità al London Homeopathic Hospital, dove il trattamento si basava su composti altamente diluiti, risultò 3 volte minore rispetto al Middlesex Hospital.

Ma al Middlesex trattamenti per il colera non ce n’erano: niente antibiotici, si curava con il salasso (prelievo di sangue, spesso effettuato con l'azione di sanguisughe applicate a varie parti del corpo).

Poi, con l’avvento dei primi antibiotici, e dei passi da gigante fatti dalla EBM durante la prima parte del XX secolo, l’omeopatia si ritirò, soverchiata dalle molte e risolutive scoperte di quegli anni: nessuno o quasi andrebbe da un omeopata dopo un incidente, o per una carie, o per una qualsiasi di quelle migliaia di patologie che la medicina tratta efficacemente.
Non sparì, però: con il passare degli anni finirono le scoperte "facili" dei canali ufficiali. Quando parti pressochè da zero (togliendo la chirurgia, le armi in mano a un medico a inizio 1900 erano molto poche), il tuo avanzare sarà ovviamente inizialmente impetuoso, salvo poi rallentare su ricerche via via più laboriose e dispendiose.
Su questo rallentamento, e sulle crescenti necessità considerate minime dalla gente, l’omeopatia prospera di nuovo, sulle malattie croniche di cui non abbiamo una cura, sui piccoli malanni per i quali il consiglio del medico solitamente è di aspettare. A proposito di questo, un andante dice "un’influenza passa in una settimana, mentre se trattata passa in 7 giorni".

Chi si affida all’omeopatia vuole intervenire, confortato da un medico che lo segue molto più del medico “ufficialista”, e dal pensiero che tanto, non può farmi male".

Ma come sono fatti questi farmaci?

Innanzitutto, vediamo la selezione per poterli "produrre":
si somministrano a un campione di individui sani, soluzioni poco diluite di determinati estratti, e se ne analizzano i sintomi;
quelli provocati, sono quelli che possono essere curati con altissime diluizioni di quella sostanza.

"Non vi è quindi altra via possibile che permetta di accertare accuratamente gli specifici effetti delle medicine sulla salute degli individui... che somministrare le diverse medicine sperimentalmente in dosi moderate a persone sane per accertare quali cambiamenti e sintomi e segni la loro influenza produce."

Fatto ciò, si parte da una tintura madre di detti composti e si procede a diluizioni e succussioni.
Nonostante i termine altisonante, la succussione altro non è che uno shakeramento.
Quindi, prendete 10 ml della vostra tintura madre, aggiungeteli a un litro d’acqua, e dotatevi di un barman. Ripetete questa operazione per 30 volte, e otterrete il farmaco omeopatico medio.
Un po’ diluito vero?
Rendiamo meglio le proporzioni: siccome siamo pratici, prendiamo direttamente il nostro litro di tintura madre, e diluiamolo nel volume finale direttamente, 1060 litri, ovvero:
1.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000
di litri.

Una sfera d’acqua con 6 milioni di miliardi di chilometri di raggio: per la succussione, prendete un barman più grosso...

Ad onor del vero, non tutti i farmaci omeopatici sono diluiti a questo livello, consigliato però da Hanhemann. La stessa Society of Homeopaths indica soluzioni che vanno da una diluizione di 106 (6x) fino a 10200 (100c).

Indipendentemente dalla concentrazione iniziale della tintura, Avogadro ci suggerisce che nelle fialette non vi sia nella quasi totalità dei casi neanche una molecola di prodotto originario.

L’omeopatia ci indica nella memoria dell’acqua la forma d’azione dei suoi farmaci: l’acqua cioè cambierebbe struttura e ricorderebbe il passaggio delle molecole che vi sono transitate. Non risulta però che sia mai stata indagata l’interferenza da altre molecole che, altamente diluite e in tracce minimali, devono essere presenti anche nella stessa acqua usata per diluire.
Per inciso, sono portate come prove a favore "recenti scoperte nell’ambito della quantistica". Per correttezza, aspettiamo il parere di un fisico in tal proposito.

Ma come sceglie la terapia adatta il medico omeopata, stante che l’unicità dell’individuo è pilastro fondamentale dell’omeopatia, diversamente dagli allopatici?
Ci sono varie scuole di pensiero in tal proposito, ma in generale la seduta comincia con la determinazione della costituzione, ovvero profili generali che inquadrano il soggetto in classi, a seconda della costituzione fisica, psichica e delle patologie a cui risulta soggetto. Questo è un primo parametro.
In seconda battuta, bisogna analizzare i sintomi dati dalla malattia (per poter applicare il principio del simile) e il miasma, o diatesi, sottostante. Per l’omeopata infatti la malattia è solo un sintomo esterno di un male cronico sottostante, che può esplicarsi in vari modi (tra queste, la Psora, la Tubercolosi, la Sifilide e la Sicosi).
La visita nell’ambulatorio omeopatico è lunga, il medico deve approfondire la conoscenza del paziente per giungere alla diagnosi e al trattamento. Indubbiamente molto meglio dei tempi stringati e mal sopportati dal medico ambulatoriale medio.

Diversamente da altre terapie alternative, l’omeopatia ha una certa quantità di esperimenti di propria produzione (così intendendo quelli pubblicati in riviste di medicina alternativa) e molti esperimenti nel circuito ufficiale. Stranamente però, i test fatti dagli alternativi presentano tassi di fallimento "molto ridotti"[2], del 5% appena.
Varie metaanalisi[3-7] hanno dimostrato sì una certa disomogenea prova a favore del funzionamento dell’omeopatia, ma a fronte di una pesantissima inadeguatezza dei test.
La disomogeneità, soprattutto, sottolinea risultati complessivamente negativi dei test più ampii, rispetto alla positività di quelli più piccoli.
L’omeopatia inoltre avrebbe tutti i mezzi per varare ricerche al livello di quelle ufficiali: ha un ampio mercato, stimato nel 1994 tra 1.15 e 4 miliardi di dollari, in continua crescita [8]. Perchè quindi non realizza mai degli studi scevri da errori e condizioni di critica? Probabilmente lo capiremo nei prossimi capitoli dedicati all'argomento.

- Ringraziamenti dovuti agli articoli in tal proposito del Cicap e di www.badscience.net, da cui ho attinto molto, troppo per poter citare i singoli paragrafi.

Bibliografia


2) http://www.bmj.com/cgi/content/full/323/7320/1071/a BMJ 2001;323:1071 (3 November) Letters; Bias in alternative medicine is still rife but is diminishing

3) Kleijnen J, Knipschild P, ter Riet G. Clinical trials of homoeopathy. BMJ 1991;
302: 316–23.

4) Boissel JP, Cucherat M, Haugh M, Gauthier E. Critical literature review on the effectiveness of homoeopathy: overview of data from homoeopathic medicine trials. Brussels, Belgium: Homoeopathic Medicine Research Group.
Report to the European Commission. 1996: 195–210.

5)Linde K, Melchart D. Randomized controlled trials of individualized homeopathy: a state-of-the-art review. J Alter Complement Med 1998;
4: 371–88.

6) Cucherat M, Haugh MC, Gooch M, Boissel JP. Evidence of clinical efficacy of homeopathy: a meta-analysis of clinical trials. Eur J Clin Pharmacol 2000; 56: 27–33.

7) Shang A, Huwiler-Müntener K, Nartey L, et al. Are the clinical effects of homoeopathy placebo effects? Comparative study of placebo-controlled trials of homoeopathy and allopathy. Lancet 2005; 366: 726–32.

8) Homeopathic Pharmacy: theory and practice. 2° edizione. Steven B. Kayne, Ian M Caldwell, Elsevier. pagg.25-27.


Articolo realizzato da Thhh per http://medbunker.blogspot.com

Nella seconda parte, le basi dell'omeopatia, le teorie, i termini spiegati, per capire il fenomeno.

martedì 18 agosto 2009

La cura del cancro oggi: un medico al lavoro

Abbiamo visto come si curava il cancro nella metà del 1800. Di passi avanti ne sono stati fatti. L'invenzione dell'anestesia, degli antibiotici, la chirurgia più sicura, gli esami diagnostici accuratissimi (oggi siamo a livelli inimaginabili fino a 20 anni addietro...), permettono alla medicina di curare una malattia inguaribile come il cancro.

Le neoplasie maligne, lasciate al loro decorso naturale, provocano la morte della persona afflitta, anche in poche settimana. Tutte le neoplasie maligne iniziano con un tasso di pericolosià bassissimo, è il tempo, che le lascia progredire ed espandere, che ne causa l'evoluzione letale.
Per questo quasi sempre, la guarigione dipende dall'organo colpito dal tumore e dalla diagnosi: più è precoce, più ha possibilità di salvare un individuo.

L'argomento cancro è da sempre quasi un tabù, se ne parla ma a bassa voce, io credo che informare e spiegare cosa succede realmente quando si incontra per la propria strada (da medico o paziente) questa malattia, faccia solo bene, a tutti.

Una cosa che ho notato ad esempio è che la maggioranza dei "sostenitori dell'alternativo" coloro cioè che credono alle cure alternative come cure efficaci coperte da potenti e multinazionali, sono in realtà poco informati. Sono pochissimi quelli in malafede, che pur di andare "contro", negano anche l'evidenza e questi sono in genere quelli che hanno interessi personali a mantenersi nelle loro posizioni (guaritori, venditori di rimedi alternativi, proprietari di siti web o case editrici ispirate all'alternativo).

La maggioranza invece semplicemente sconosce le cose e quando viene messa davanti ad una affermazione (anche se falsa e poco credibile), pensa sia l'unica possibile. Non hanno adeguate conoscenze, tutto qui, seguono luoghi comuni quasi sempre falsi e sono convinti di cose che nella realtà non esistono. Sono in pratica presi in giro da chi loro considerano come "guru", come principale fonte di sapere.
L'esempio tipico è quello dei "trucchetti scientifici" di Tullio Simoncini: affermare che gli studi dicono una cosa (a suo favore) quando invece basta leggerli per accorgersi che affermano proprio l'opposto (a suo sfavore quindi). Ma il lettore sprovveduto, in mancanza di informazione corretta, rischia di cadere in quel tranello.

Oltretutto il tipico comportamento del guaritore per convincere di avere "capito qualcosa" di medicina, è quello di condire le sue affermazioni con termini pseudoscientifici, paroloni, frasi complicate e senza senso, ad effetto...tutto per condire con...aria fritta le sue deliranti affermazioni.
La medicina fa i fatti condendoli di poche parole, il guaritore è bravo con le parole (non riuscendo poi, nei fatti, a guarire nessuno) e di fatti non ne mostra mai.

Mi è sembrato interessante e meno dispersivo raccontare una normale procedura nella diagnosi e la cura di una neoplasia. Quasi seguendo una giornata del lavoro di un medico.
E' anche un modo di rendere più comprensibili certi ragionamenti e certe decisioni. Utilizzerò un linguaggio più semplice possibile accompagnandolo da immagini che spiegano meglio tutto.
Il tumore è letteralmente l'aumento di dimensioni di una parte di organo o struttura (tumore=gonfiore). Rimuovere il tumore è il primo obiettivo per cercare di curarlo. Questo perchè esso si diffonde (nel caso dei tumori maligni) per contiguità (cioè per vicinanza, alle strutture ad esso adiacenti), per continuità ( cioè avanza, cresce di dimensioni, penetra nei tessuti) ed a distanza (con le metastasi).

L'obiettivo del chirurgo è rimuovere tutto o tutto ciò che è possibile, del tumore che intende curare.
Non sempre questo obiettivo è semplice da raggiungere, per vari motivi. Coinvolgimento di organi vitali, dimensioni troppo elevate, posizione complicata...ed altro. Inoltre, il chirurgo, per limiti umani, può rimuovere ciò che vede ad occhio nudo o ciò che "vedono" gli esami diagnostici che ha a disposizione.
Altro limite: se la neoplasia ha invaso strutture adiacenti o ha raggiunto dimensioni serie, può servire effettuare dei cicli di chemioterapia, servono sostanzialmente a diminuire di dimensioni e di "aggressività" il tumore, permettendo una più semplice e completa asportazione.

Prendiamo ad esempio un tumore che rende più semplice la spiegazione, quello del collo dell'utero.
Ho scelto questo esempio perchè tra i meno complicati e cruenti, tra i più semplici da illustrare e comprendere e...perchè mi occupo proprio di queste cose.
Il collo dell'utero è la parte finale dell'utero (immaginate una pera all'interno dell'addome, la grandezza è più o meno quella del frutto, con il "sedere" verso l'ombelico e la punta, rivolta verso l'esterno, la vagina):



Questo è un utero visto lateralmente, come se guardassimo una sezione all'altezza della coscia, mettendoci di lato, sul fianco della donna, se invece guardassimo davanti, rivolti all'addome, potremo vedere qualcosa del genere, ricordate sempre che la "pera" ha la punta verso il basso:


La parte finale, la "punta della pera" ( cervix, la cervìce, in italiano) è il collo dell'utero.
Se con uno strumento creato apposta, lo speculum, guardiamo dentro la vagina, vedremo proprio il collo dell'utero sul davanti, come se guardassimo la "pera" mettendola parallela al pavimento, coricata, all'altezza dei nostri occhi e guardassimo la punta di questo frutto, nel caso del collo uterino, vedremo qualcosa del genere...:

Quel foro centrale è l'OUE (Orifizio Uterino Esterno), che permette alle mestruazioni di fuoriuscire e durante il travaglio di parto si "apre", si dilata, fino a permettere il passaggio del nascituro. Se toccassimo senza guardare, il collo dell'utero, la consistenza è praticamente identica a quella della punta del nostro naso. Le dimensioni sono varie, ma in media, quella "pallina", misura circa 4-5 cm. di diametro.

Il cancro del collo uterino (o meglio, il cancro della cervice uterina) colpisce frequentemente proprio la zona attorno all'OUE. Altre volte, anche zone adiacenti.
Il Pap-test, consiste nel prelievo (tramite una spatola di legno) di cellule da quella zona, queste cellule, vengono prelevate passando la spatola attorno a quell'orifizio e poi "strisciate" (il nome popolare del Pap-test è proprio "striscio cervicale") su un vetrino, che dopo fissazione viene osservato e studiato da un citologo.

Dopo l'analisi, il risultato del Pap-test potrà dire se in quella zona vi sono cellule normali, precancerose o francamente maligne.
Certe volte, lo stesso aspetto ad occhio nudo della cervice uterina, lascia poco spazio a dubbi: se invece di osservare quell'aspetto liscio e regolare, si osserva qualcosa di non normale, il sospetto di tumore maligno sorge già prima del prelievo per il Pap-test.
Per capirci, delle immagini di tumori già evidenti all'esame visivo. Ricordate l'immagine del collo dell'utero di prima? Ecco cosa succede in caso di cancro evidente:





Credo siano evidenti le differenze e l'anormalità del collo uterino.

Le immagini sono ottenute con il colposcopio, uno strumento (una sorta di binocolo con luce e diversi ingrandimenti disponibili) che permette una visione ingrandita e ravvicinata del collo dell'utero, difficilmente è possibile vedere ad occhio nudo tutto quello che ci interessa.
Ricordo che comunque la diagnosi di neoplasia maligna non è MAI visiva o clinica (in questo senso possiamo parlare solo di sospetto, anche serio ma sempre ipotizzato), ma SEMPRE istologica.
Non esiste un tumore maligno senza diagnosi istologica. Anche in questi casi quindi, si effettua una biopsia di conferma.
Qui si spiega anche perchè senza esame istologico, un tumore diagnosticato a "vista" o riferito, come succede nelle guarigioni miracolose che ho trattato in questo blog, non hanno nessun valore scientifico. Capita (non spesso, ma capita eccome) benissimo di scambiare ad un primo esame una lesione benigna per una maligna.
Diagnosi fatta quindi, ora molto dipende dall'estensione della malattia. E' stato colpito un organo molto vascolarizzato e questo non è un vantaggio. Inoltre, fino a che punto si è infiltrata la neoplasia?

Esiste un solo modo per saperlo, asportare la lesione ed accertarsi se abbia invaso i tessuti vicini o addirittura i linfonodi. Questa è la stadiazione. Più è alta l'infiltrazione e l'invasione dei tessuti e degli organi vicini e più è grave, naturalmente, la prognosi.

I gradi del tumore del collo dell'utero sono diversi.
Esiste una prima divisione che comprende le DISPLASIE che sono stadi precancerosi che precedono il cancro vero e proprio. Le displasie sono dette CIN (Cervical Intraepithelial Neoplasia). Le CIN sono tre: I, II e III (rispettivamente di basso, medio ed alto grado) e non sono lesioni che hanno invaso strutture vicine, sono localizzate.
Dopo la CIN III (detta anche carcinoma in situ) iniziano i vari stadi (che si dividono per estensione e grandezza) di cancro INVASIVO, il più pericoloso.
Non mi dilungo più di tanto nella trattazione dei vari gradi del tumore del collo dell'utero, è un argomento un po' complicato e continuiamo con l'esempio pratico.

Ammettiamo che l'anatomopatologo, dopo biopsia, mi comunichi che la lesione è una CINIII e cioè una neoplasia di grado III. Devo asportarla, c'è il rischio che si infiltri in profondità o addirittura nel tempo invada gli organi vicini (nel caso del collo dell'utero: la vescica, il retto, il corpo uterino, la vagina...).

Non è sempre così: se l'anatomopatologo invece del CIN III mi comunicasse un CIN I, il grado più basso, potrei addirittura decidere di non intervenire per nulla, visto che quel grado spesso regredisce da solo, senza nessun intervento (ma con controlli serrati!), qualcuno estende questa scelta attendista anche per il CIN II.

Torniamo e proseguiamo con il nostro esempio: CIN III.

L'intervento indicato si chiama CONIZZAZIONE. I chirurghi più aggressivi propongono l'isterectomia (asportazione totale dell'utero): in donne che non possono o non vogliono più gravidanze in effetti, sembra il tipo di intervento più logico.
Come in tutti i trattamenti chirurgici dei tumori, è fondamentale asportare tutta la neoplasia. Vista la zona da trattare in questo caso, non c'è bisogno di intervento chirurgico con apertura dell'addome ma si può intervenire per via vaginale (come se si dovesse effettuare un Pap-test per intenderci).
Si tratta in questo di asportare una porzione del collo dell'utero di forma conica, che contenga TUTTA la lesione in oggetto.
Fino a qualche anno addietro, questa asportazione si effettuava con il bisturi classico, si chiamava "conizzazione a lama fredda". Oggi la conizzazione si effettua nella quasi totalità dei casi con elettrobisturi o bisturi a radiofrequenza (io uso quest'ultimo) ed è detta a "lama calda".
Questo strumento è detto ANSA DIATERMICA o Leep o Loop.

Ecco al volo come funziona:

Il supporto di plastica ha alla sua estremità una semiluna, è un filo metallico attraverso il quale passa corrente elettrica. La corrente, riscalda (non si arriva ad incandescenza comunque) il filo che così ha la capacità di "tagliare" i tessuti. Con due benefici: durante il taglio contemporaneamente coagula evitando emorragie e con questa tecnica il taglio risulta più preciso e netto. Per capire cosa succede, immaginate un filo arroventato che provi a tagliare del burro.

La resezione si effettua ruotando il supporto che mantiene il filo metallico ed il risultato è proprio un cono di collo uterino. Qui un'immagine della vecchia tecnica con il bisturi.

Per vedere una tecnica con Leep (anche se invece di ruotare lo strumento, il chirurgo utilizza un'altro metodo) ho trovato un video su You Tube (non è molto cruento, ho scelto questo tipo di patologia apposta, il video è "sopportabilissimo"), questo:


In una sola azione abbiamo ottenuto due cose:
1) Rimozione della lesione neoplastica
2) Pezzo anatomico per esame istologico, stadiazione, verifica della completa rimozione della neoplasia.

Uno degli aspetti più importanti è l'accertamento da parte dell'anatomopatologo, che in quel cono sia contenuta TUTTA la lesione diagnosticata. In questo caso il referto parlerà di MARGINI dell pezzo LIBERI DA LESIONE, ciò vuol dire che abbiamo asportato tutto quello che era necessario. Al contrario, se l'esame evidenza uno o più margini con lesione, evidentemente qualcosa è rimasto in sede ed è necessario un reintervento per completare tutto.

In questo caso poniamo confermata la lesione che dicevamo, la CINIII.

Visto che la lesione è stata asportata completamente, abbiamo in pratica terminato la nostra opera. La recidiva di tumore cervicale dopo asportazione a cono, è molto rara.

Le complicanze sono rarissime, gli effetti collaterali molto rari.

Nei casi più avanzati si preferisce operare per via addominale ed asportare anche utero ed ovaie e se il caso effettuare anche una biopsia dei linfonodi. Tutto questo ci permetterà non solo di asportare la lesione e le zone maggiormente a rischio di esserne coinvolte, ma anche di conoscere la gravità e l'eventuale estensione del tumore, potendo scegliere la terapia migliore.

Nei casi avanzati, chemioterapia ed in certi casi radioterapia, seguono la diagnosi, l'eventualità che cellule cancerose siano andate in circolo o abbiano raggiunto organi vicini è molto alta.

Per i casi più severi di tumore di collo dell'utero, la sopravvivenza è oggi buona, dopo 5 anni, circa il 65%, dopo 10 anni dalla diagnosi, più del 50%.

Fine. Il tumore è stato asportato. Ora la paziente deve sottoporsi periodicamente a Pap-test ed eventualmente a colposcopia, almeno una volta l'anno.

Ma ha tantissime possibilità di potersi dichiarare guarita.

Spero di essere stato comprensibile e di aver reso la procedura scorrevole. Questo è uno dei modi con i quali la medicina cura le malattie mortali che affligono l'uomo.

Poche storie, nessuna invenzione, nessuna promessa di miracolo, nessun vittimismo, questa è la realtà, la medicina di oggi, quello che succede negli ospedali, ogni giorno un medico salva una donna (ed una mamma, una moglie...) dal cancro. Nessuno va su internet a piangere o a saltare per le strade dalla felicità. Tutto questo, oggi, viene praticamente considerato "normale". Questi sono i risultati di anni di studio, progresso, scienza. Questo è ingegno umano.
Questo succede decine di volte al giorno, in tutti gli ospedali italiani e nel mondo.

Senza altri giri di parole: questi sono fatti.
Ognuno decida a chi affidarsi.


Alla prossima.

martedì 11 agosto 2009

Miracoli made in China

Se per la cura del cancro i guaritori sguinzagliano in tutto il web i loro collaboratori e procacciatori di affari, questa pratica non è certo una loro esclusiva.
Procurare clienti ai guaritori è lavoro per molte persone, il guaritore non nasce tale, in genere svolge un lavoro normale e, se ha "successo" e riesce a procurarsi una discreta clientela, solo dopo si dedica esclusivamente a questa attività che sostituisce la sua originale.
Così, per continuare a guadagnare ha bisogno continuo di clienti, di persone da spennare, di creduloni a cui rifilare le proprie pozioni.
Da soli non è facile e ci si affida ad una vera e propria rete di procacciatori di affari.

Lo abbiamo visto nel caso di Tullio Simoncini, che affida i propri affari a persone e siti che pubblicizzano le sue cure, stipula accordi e crea testimonianze non controllate, lo stesso per Hamer e per Hulda Clark con la loro rete di collaboratori ed associazioni di sostegno e per tutti gli altri guaritori.
Il web ha allargato le possibilità di stendere in tutto il mondo la ragnatela per catturare le proprie vittime ed a volte basta un sito, un abile lavoro di spam (la continua e metodica opera di divulgazione delle proprie attività) e la presenza nei forum e nei siti più frequentati, per completare l'opera di vendita.

La "globalizzazione" del mercato della medicina alternativa, è un dato di fatto. Negli Stati Uniti è una realtà, esistono centinaia di siti truffa che vendono erbe, rimedi alternativi, cure per tutte le malattie. In Cina è un groviglio di guaritori, cure a base di estratti sconosciuti, rimedi miracolosi.
Proprio in Cina (con alcune "filiali" thailandesi) esiste una clinica che effettua terapie con cellule staminali cordonali (estratte dal sangue contenuto nel cordone ombelicale al momento della nascita). Questa clinica, afferma di poter curare un'ampia varietà di malattie (soprattutto del sistema neuromuscolare) proprio tramite "iniezioni di cellule staminali". Questa "catena" di cliniche orientali (Beike Biotech) ottiene alcuni finanziamenti anche dal governo cinese.

Sappiamo che l'applicazione di cellule staminali è attualmente un campo studiato da molti ricercatori nel mondo, le prospettive sono buone, ma in realtà siamo ancora nella fase di sperimentazione, in quanto non sono quasi mai disponibili risultati a lungo termine e, se in alcuni casi le promesse sono diventate conferme, in altri purtroppo si sono registrati dei fallimenti. Molti per esempio non sanno che anche in Italia, la pratica di donare le cellule staminali del cordone ombelicale, pratica permessa e diventata diffusissima in quasi tutti gli ospedali, anche periferici, è ancora quasi esclusivamente sperimentale. Le cellule donate sono utilizzate quasi totalmente a scopo di studio. I casi di trapianto di cellula staminali in Italia che hanno avuto successo, sono pochissimi casi singoli che rispetto alle donazioni (milioni) sono la minima parte.
Sulle cellule staminali e sulle loro proprietà, mi limito a spiegare in maniera elementare alcuni elementi di base:
La cellula staminale è una cellula nel suo stadio di sviluppo iniziale. Essendo molto immatura, ha ancora la capacità di trasformarsi in cellula di un tipo o di un altro, può diventare cellula cardiaca come cellula nervosa (è una cellula totipotente, capace cioè di diventare una cellula di qualsiasi tipo). Sfruttando questa capacità, una cellula staminale potrebbe essere impiantata per esempio sul cuore rimpiazzando cellule ormai danneggiate (da una malattia o da un trauma) così come, con lo stesso scopo, nell'osso o in strutture del sistema nervoso.
Riproducendosi, potrebbe riparare estese zone danneggiate, scomparse o non funzionanti, curando così le conseguenze di molte malattie che causano proprio un danno alle cellule.
Un esempio pratico: un infarto miocardico causa la morte (la necrosi) delle cellule del cuore irrorate da un'arteria (l'arteria coronarica), questa arteria si occlude (ad esempio per un coagulo di sangue) ed il sangue così non riesce ad irrorare le cellule di una zona del cuore, che, senza ossigeno muoiono. Senza cellule che svolgono la loro funzione, il cuore non riesce più a contrarsi e questo provoca danni gravi, fino alla morte.
Se si riuscisse a sostituire queste cellule morte con cellule capaci di riformarne altre, il cuore sarebbe di nuovo efficiente e svolgerebbe perfettamente il suo compito. In teoria, perchè per il passo pratico esistono ostacoli, tanti ed alcuni sembrano insormontabili.


Le cellule staminali potrebbero risolvere proprio questi problemi per esempio in certe malattie nervose, come la sclerosi multipla, nelle quali le cellule (della mielina in questo caso, che è la guaina che riveste certe strutture nervose), vengono distrutte.
Nel cordone ombelicale, sono contenute milioni di cellule staminali e prelevarle ha un impatto etico e pratico nullo. La placenta ed il cordone ombelicale infatti, subito dopo la nascita vengono espulsi dalla partoriente e vengono staccati anche dal neonato, finendo nei rifiuti.
E' bene anche dire che l'opinione pubblica fa spesso confusione: non si dona il cordone ombelicale, ma le cellule contenute nel cordone ombelicale, che vengono aspirate (viene aspirato il sangue contenuto nel cordone) con una siringa, messe in una sacca (identica a quella delle trasfusioni di sangue), analizzate, pesate, conservate.
Il loro ruolo in molte malattie è stato teorizzato per anni.
Lo stato delle cose è molto promettente ma discusso e poco chiaro. Se analizziamo in particolare le malattie degenerative del sistema nervoso esistono diversi studi che sembrano mostrare un ruolo positivo ma incerto.
Nella sclerosi multipla ad esempio, è tipico l'andamento "ondulante" (a "poussèe") dei sintomi. Si alternano cioè periodi di aggravamento ad altri di relativo benessere e miglioramento.
In molti studi (1) , le cellule staminali hanno mostrato "stabilizzazione" dei sintomi, ma anche un rischio di mortalità non irrilevante (attorno al 5%) ed alcuni effetti collaterali anche importanti.
Trarre conclusioni quindi è troppo prematuro e pretenzioso. Non sappiamo nemmeno se i miglioramenti o le stabilizzazioni sono realmente dovuti al trapianto di cellule staminali o ad altri fattori, non per ultimo all'andamento naturale della malattia.
Questo per quanto riguarda l'aspetto scientifico.

Tutto il resto, dalla Cina alla Beike, dal prezzo dei trattamenti alle bufale mediche...è purtroppo un'altra storia.
Nonostante questo, la clinica delle cellule staminali cinese ha messo in piedi un vero e proprio business della medicina.
Ma chi procura i pazienti a queste cliniche?
Per quanto riguarda i "trapianti di cellule staminali", si tratta di una società svizzera, la Beike Europe che rappresenta proprio la figura di intermediaria tra eventuali pazienti e le cliniche miracolose orientali. http://www.beike.ch/

Questa società organizza i viaggi di pazienti che richiedessero questi trattamenti, pubblicizza l'attività delle cliniche, invade forum e siti di malati di malattie neurodegenerative con i soliti proclami di guarigione, effettua vere e proprie operazioni di spam.
Non si tratta quindi di una filiale della clinica, ma di una vera e propria organizzazione di vendita, lo affermano oltretutto loro stessi nelle pagine del loro sito:
pubblicizziamo le loro attività nel Vecchio Continente, agendo nel contempo da punto di riferimento per quei pazienti che –prima di prendere la decisione di sottoporsi alla terapia- giustamente vogliono essere informati in maniera capillare.
La Beike Europe non è una struttura medica, ma semplicemente un canale di assistenza, promozione e informazione. Non possiamo pertanto effettuare visite mediche, analisi, radiografie o quant’altro.

I responsabili di questa agenzia di rappresentanza sono italiani.
Torneremo più tardi su un particolare interessante...certe volte le cose prendono pieghe inaspettate...

I pazienti si recano in questa clinica, effettuano dei cicli di iniezioni e tornano a casa. Tutto per la cifra di 30.000 euro almeno, nulla incluso (escluse cioè le spese di viaggio, vitto, alloggio, servizi, accompagnamento e traduzione...). Alcune persone affermano di aver speso oltre 50.000 euro per un "ciclo" di iniezioni di cellule staminali. Il costo di una iniezione è di 6000 euro.
Le malattie che sono dichiarate "curabili" da questa clinica sono tante:

Atassia, SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), lesioni e paralisi cerebrali, atrofie cerebrali, sindorme (sic) di Guillain-Barre, sclerosi multipla, fratture spinali, ictus...ed altre ancora.

Il paziente arriva nella clinica, esegue alcuni banali esami e viene sottoposto a delle iniezioni di cellule staminali, per un totale di 4 per circa 20 giorni di degenza.
Viene effettuato un video di testimonianza, un po' di agopuntura, riabilitazione ogni giorno ed il paziente viene dimesso per poter tornare a casa.
Risultati?

Documentati nemmeno uno, ufficiali o pubblicati nemmeno uno. Come sempre.

I responsabili della clinica si sono sempre rifiutati di sottoporsi a controlli scientifici ufficiali ed addirittura la rivista Lancet, ha offerto un rimborso in denaro per collaborare nel controllo dei protocolli e dei trattamenti effettuati dalla clinica, la risposta è stata negativa, chiusura totale.
A prescindere quindi da un'eventuale efficacia di queste cure con le cellule staminali (ripeto, mai dimostrata), esiste un muro inspiegabile ed infrangibile per chiunque provi a capire meglio cosa succede nelle stanze delle cliniche orientali.
Alcuni pazienti raccontano comunque di assistenza nulla, non esistono infermieri e la cura del paziente, dalla pulizia all'alimentazione è totalmente a carico (fisico) dei familiari (e questo è scritto pure chiaramente nel sito della Beike). Anche l'organizzazione della clinica cinese sembra disastrosa, un esempio, la preparazione dei pasti, sempre a carico dei familiari dei ricoverati, è assicurato da un fornellino a disposizione di un intero reparto con circa 40 famiglie.
Viene citata spesso anche la rivista Nature, a favore delle cliniche cinesi, come segno di autorevole approvazione, in realtà in quella rivista è apparso in passato un articolo dove erano elencate le principali strutture cinesi dove si effettuavano terapie con staminali, nessun cenno ai protocolli, agli effetti, al tipo preciso di cura.
Naturalmente esistono le solite testimonianze on line o i classici "20 nostri pazienti stanno meglio" "dopo le iniezioni ho ricomiciato a camminare", ma senza nessuna documentazione ufficiale disponibile. Per completezza, su internet si reperiscono decine di testimonianze a "sfavore", che parlano di inutilità o addirittura peggioramento dei sintomi, ma anche questo sono non documentate e quindi non le consideriamo ufficiali. Recitano le FAQ del sito di rappresentanza della Beike:
Diciamo che in base alla casistica in nostro possesso, possiamo ipotizzare un certo miglioramento. Volendo semplificare al massimo il discorso potremmo dire che nella maggioranza dei casi il miglioramento è soddisfacente, mentre si rivela alternativamente o minimo o molto grande in un piccolo numero di casi.

Cioè, nemmeno sanno quanti pazienti sarebbero migliorati, parlano di un "certo" miglioramento, nella "maggioranza dei casi" il miglioramento è "soddisfacente"...ma qui si parla di salute, di 50.000 euro di spese...non è un po', come dire...superficiale, questo atteggiamento? Cosa si ottiene secondo i responsabili della Beike, iniettandosi delle cellule staminali?

un miglioramento delle condizioni fisiche. Maggiore mobilità, maggiore autonomia: in una parola, la possibilità di riacquisire una percentuale di funzioni che tanti pazienti danno ormai per definitivamente perdute.
Lo sostengono senza fornire non solo percentuali ma nemmeno prove, documenti, certificazioni, fatti. Ed il miglioramento, in cosa consiste? Che tipo di miglioramento ed in che misura?
Di fronte quindi ad un trattamento non provato, costosissimo, pesante anche fisicamente e psicologicamente, il risultato dichiarato (non ufficiale, dichiarato) è di "un certo miglioramento", immaginiamo quale risultato potrebbe dimostrarsi in caso di sperimentazione scientifica. I proprietari della Beike Europa inoltre, si lanciano nei soliti attacchi alla medicina, alle lobby, ai ricercatori condizionati, ai medici occultatori, che fa tanto "cool" di questi tempi.
Gli unici dati di efficacia sarebbero contenuti in un lavoro da 3oo pagine in cinese che i responsabili non rilasciano per "paura" di boicottaggi, parlano di un anonimo neurologo italiano di fama che conosce quei risultati ma non li ufficializza per "paura" di boicottaggi.
Interessante a questo proposito un'intervista video ad uno dei proprietari di questa agenzia che procura pazienti alle cliniche cinesi.
L'altro responsabile della Beike, un infermiere, ha già avuto in passato problemi legali riguardanti proprio la sua attività, è stato arrestato in Svizzera per problemi amministrativi legati a fatturazioni di trattamenti non realmente effettuati. Era direttore amministrativo di una clinica psichiatrica svizzera poi chiusa. Qualche informazione su quello che sostengono i responsabili di questa agenzia la troviamo in un'intervista ad uno di loro, qui .
Della vicenda si è occupata anche la televisione svizzera ed un'intervista la troviamo qui.
Per chi volesse approfondire le inchieste televisive svizzere:

http://la1.rsi.ch/falo/welcome.cfm?idg=0&ids=962&idc=22350
Cosa dire quindi se non prendere atto della situazione? Esiste un vero e proprio business della salute, la clinica che effettua trattamenti non ufficiali e non provati, l'agenzia di intermediazione ed i procacciatori di affari.
Qui ci sarebbe da discutere anche sul fatto che queste cliniche "miracolose" con terapie con staminali, esistono non solo nella lontana Cina ma anche in Germania ed in alcuni paesi dell'ex unione sovietica.

Aggiornamento 11/08/09: 
Anche il programma televisivo "Le Iene" ha dedicato, come segnalato da un utente un servizio alle cliniche "miracolose" delle staminali, ecco le due parti qui e qui. Nel primo servizio dei pazienti parlano anche di "miglioramenti" delle loro condizioni ma non sappiamo quanto questi miglioramenti derivino dalle "terapie" e quanto dalla fisioterapia che hanno fatto in quelle cliniche. Qualcosa di simile a quello che accadeva nelle cliniche dedicate all'ossigenoterapia che ho trattato nei mesi scorsi. Si faceva riferimento a miglioramenti (mai quantificati, mai stabiliti oggettivamente) ma non era stato stabilito nemmeno se questi miglioramenti erano dovuti alla terapia "innovativa" o a quelle che la accompagnavano. Come si dice nel servizio, quale genitore non farebbe quello che fanno i genitori che si recano in oriente se credono in un miglioramento del figlio? Il problema infatti non è il genitore che spera ma chi quelle speranze le vende non avendo poi la possibilità di mantenerle.

Infine una perla che mi ha fatto sobbalzare appena trovata. Il direttore della Beike, è il fondatore di un gruppo su Facebook che sostiene Tullio Simoncini...che coincidenza...un procacciatore di clienti per una clinica cinese di dubbia efficacia pubblicizza Simoncini...strano. O no?
;)



Alla prossima

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Si ringraziano AP, Maria Strada e chiunque abbia raccolto informazioni e collaborato con me su questo caso.
Note bibliografiche: (1)
Mult Scler. 2009 May;15(5):644-6. ;

Blood Rev. 2003 Dec;17(4):233-40 ;

J Neurol. 2002 Aug;249(8):1088-97

giovedì 6 agosto 2009

La cura del cancro

Vi consiglio di leggere tutto l'articolo e solo DOPO consultare le note che ho inserito.
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La giornata fuori è calda, ma fortunatamente un fresco e leggero vento proviene dal mare. Mi reco come ogni martedì in aula studio, proprio in istituto di anatomia, vicino la grande chiesa incompleta e dopo aver salutato solo con un cenno qualche mio collega chino sui libri, comincio anche io a buttarmi a capofitto tra le pagine di carta.

Oggi l'argomento è il cancro, la malattia terribile e che porta a morte sicura tantissime persone.

Penso ad alta voce e forse i miei pensieri possono arrivare a chi non conosce (fortunatamente) bene questa malattia. Il libro dedica un bel po' di capitoli al cancro, spesso il linguaggio è crudo, ma si tratta di libri di medicina, è impossibile mantenere un livello di realtà più accettabile per chi non studia medicina, pazienza, ...leggo...
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...una delle forme più diffuse è il cancro mammario.

Questo è dovuto a cause locali e generali, si presenta come una lesione dura, mobile che provoca un dolore lancinante. La lesione cresce più o meno lentamente. Sembra vi sia una predisposizione.
Una delle cause del cancro mammario è la menopausa e le donne deboli e di costituzione magra sembrano più esposte, al contrario che negli uomini, nei quali la corporatura obesa sembra più a rischio.
Dopo aver causato distruzione delle ossa della gabbia toracica, si produce un versamento di liquido attorno ai polmoni e si muore per questo motivo.

Se la lesione è recente, mobile e non è accompagnata da segni generali, la rimozione in genere la guarisce, al contrario, la morte è certa.

I rimedi sono tanti (interni ed esterni) ma l'unico che sembra efficace è l'estirpazione del tumore.
Tra i rimedi esterni, importante la bruciatura del braccio corrispondente alla mammella da estirpare.

E' bene tenere sempre aperta la ferita prodotta dalla bruciatura per evitare recidive. Sono utili i bagni e l'assunzione di acque minerali. In caso di assenza di ciclo mestruale è bene provocarlo, migliora la prognosi.
In certi tumori (come i melanomi), può essere utile aspirarne il contenuto con aghi lasciati in loco alcuni giorni.

Tra le cure interne, ottimi risultati con la cicuta, la belladonna e l'arsenico. In caso di dolori, utili gli oppiacei.(1)

Una delle cure sperimentali che troverà sicuramente applicazione i futuro, è l'induzione della gangrena nei casi di cancro mammario.

Esistono diversi episodi incoraggianti. Uno è raccontato dal Dott. Garnieri. Una donna di 53 anni, presentava una massa tumorale aperta ed enorme che si estendeva fino all'ascella, viste le dimensioni della lesione, si provocò per due mesi un'infiammazione in tutta la zona che causò la gangrena del tumore. La consistenza diventò molle e purulenta, si autodistrusse frantumandosi in pochi giorni, i liquidi erano schiumosi e sanguinolenti così che la lesione potè essere detersa completamente e rimase solo una cicatrice. La guarigione fu completa. La donna morì tre anni dopo per una infezione.

Non è il solo caso naturalmente, anche altri medici hanno osservato lo stesso fenomeno (Wan Vieten, Stoeck) anche se ci sono stati casi meno fortunati (in un caso una ragazza morì per la febbre provocata dall'infezione generalizzata).

Al contrario, spesso è risolutiva una terapia esterna, con l'uso cioè di medicamenti che distruggono il tumore senza estirparlo. Il Prof. Boyer ad esempio, ha distrutto e guarito completamente un tumore al naso, mediante applicazioni di pasta di arsenico, unico effetto collaterale avvelenamento da assorbimento di arsenico.(2)

La terapia quindi è molto discussa. Se l'estirpazione del tumore per molti è la pratica migliore, per altri è invece da abbandonare, sia per la difficoltà di raggiungere tutti i tumori, sia perchè un cancro non guarisce mai ed anche rimuovendolo, esso si riproduce nuovamente dopo poco tempo. Tipico per esempio il ritorno del tumore sulla pelle della cicatrice dell'intervento.

E' stato segnalato un miglioramento delle condizioni della lesione purulenta con un unguento composto da sugna di suino, canfora, sali di fiori di sambuco.

Per quanto riguarda la diagnosi di cancro, oggi non sembrano esserci particolari difficoltà. Segni tipici sulla persona sono il rigonfiamento dei linfonodi al collo, vene varicose in varie parti del corpo e naturalmente cospicui versamenti di sangue dalla zona con il tumore. Tipico, poi, oltre al dolore intensissimo, l'olezzo di putrefazione che si emana negli ultimi giorni di vita. (3)

Altro caso è il cancro del fegato, tumore che porta praticamente sempre a morte, per emorragia interna o per denutrizione. In merito al cancro epatico, sembra che vi sia pure una forma contagiosa (ricercatori francesi notarono come un cancro, a contatto di una zona sana dell'organismo, si propaga nella zona sana).

Nessuna cura risulta efficace per la cura del cancro. Tutti i tumori portano infatti a morte.(4)

Tra i rimedi che sembrano portare ad aumentata sopravvivenza o sollievo dei sintomi, possiamo citare i salassi (anche con Hirudo medicinalis), gli impacchi con sapone, cicuta, joduro di piombo.
Importante sottolineare che non è così facile diagnosticare un cancro in fase molto iniziale, ma bisognerà fare attenzione quando i sintomi sono importanti ed investono tutto l'organismo. Afferma uno dei più importanti medici al mondo:
...allorché, tutti i sintomi sono violenti, nessuno esiterà circa il nome che egli dovrà dare a questo disordine, essendo tutti d'accordo di chiamarlo di cancro. Ma è molto facile credere che non è da tutti il riconoscere se si tratti di cancro quando il disordine è all'inizio...(5)
Si è fatto tardi, la lettura mi ha assorbito completamente, ho dimenticato pure i miei impegni della giornata, guardo la lavagna dell'aula studio per tornare alla realtà: oggi è lunedì, 24 aprile 1820.

Ho fatto bene a destarmi, è il giorno della passeggiata in carrozza per le vie del centro, devo procurarmi anche un po' di tabacco da naso per la sera.
A domani.

(1) Elementi di chirurgia Filippo Leonardi - 1814
(2) Manuale di Medicina pratica - 1812
(3) Antalogia medica - Antonio Bazzarini - 1834
(4) Annali universali di medicina - 1854
(5) Galeno - 130 a.c.

Troppo cruento?

No, spero di no. La mia intenzione era quella di immergervi nella realtà dell' '800 (1800-1900) raccontandovi i fatti che accadevano in medicina (riguardo le malattie neoplastiche) in quegli anni.
Non tutti sanno che il termine "cancro" deriva dalla descrizione di questa malattia fatta da Galeno, il quale paragonò l'estensione irregolare ed a "raggio" del tumore, alle zampe di un granchio...
La situazione non era certo delle migliori. Di cancro di moriva, certo:
...la risoluzione è sempre difficilissima perchè la materia è restia al riassorbimento, poi, formato che sia, non è suscettibile in nessuna guisa a risoluzione e procede costantemente ed in modo indefinito alla distruzione dei tessuti... (Bullettino delle scienze mediche - Società e Scuola medica chirurgica di Bologna, 1841)

ma non era questo il problema dei nostri antenati di allora, era più difficile sopportare una malattia. L'anestesia o l'analgesico del tempo era soprattutto l'oppio e sotto il suo effetto si sottoponevano i malati ad ogni genere di cura, farmacologica (quasi sempre velenosa) o chirurgica (quasi sempre di una crudeltà inaudita).

L'idea per esempio che diminuire le dimensioni del tumore volesse dire guarirlo, causava il fiorire di tutto un gruppo di pratiche che puntavano alla distruzione fisica del tumore, senza curarsi della immane sofferenza della persona (immaginiamo un ferro arroventato usato per tagliare la parte interessata, con la persona stordita in genere dall'oppio, immaginiamo poi, il "post-operatorio", quando non esistevano antibiotici o analgesici). Altri puntavano alla "compressione" del tumore, osservando che (naturalmente), con una compressione fatta di bende e pesi, posta sul tumore, questi diminuiva di dimensioni, quindi in un certo senso, migliorava.

Anche aspirare il contenuto del tumore veniva considerata pratica utile (ne diminuiva le dimensioni):
I dolori venivano combattuti con oppio o con la cicuta, a volte con rimedi casalinghi, con vegetali usati in loco (la zucca gialla ad esempio, la lattuga). Inoltre la maggioranza degli interventi si effettuavano in casa dei pazienti senza anestesia (non sempre era disponibile l'oppio) e senza particolari accorgimenti contro le infezioni.
I medici costavano: non per forza denaro, anche prodotti naturali, selvaggina, vino e non tutti potevano permettersi di chiamare il medico per una cura. Così proliferavano i guaritori, i medici improvvisati, chi riteneva di aver scoperto una cura indolore e definitiva, naturalmente quasi sempre il rimedio era peggiore del male.

Sulle cause: per primo Galeno e poi tutta una corrente di pensiero, detta "degli umoristi", spiegavano che il cancro originasse da umori (sostanze, specie liquide) contenuti nel corpo umano che scorrevano nelle vene e nelle arterie. Questi umori, venivano diffusi per un malfunzionamento dei visceri, del fegato, della milza e per influenza del caldo o del freddo, causavano il cancro (ma anche l'herpes la lebbra ed altre malattie).

Questa teoria, alla fine dell'800, fu considerata sorpassata, ma non del tutto errata. In quegli anni, essendo sconosciuta la causa del cancro, si sapeva che qualcosa, di non conosciuto, causasse la trasformazione delle cellule normali in cellule cancerose.

Un famoso studioso (lo Scarpa) aveva elaborato una teoria accettata comunemente. Il GERME DEL CANCRO. Secondo lui (siamo sempre alla fine dell'800) vi era un "agente morboso", prodotto dal corpo umano, che in certe condizioni causava il cancro.

Altri studiosi (l'Hunter ad esempio), parlavano di teoria "idatidea", in pratica era un parassita, annidato nel nostro corpo, che causava la malattia. In fondo, le "teorie" di guaritori come Simoncini o la Clark, sono semplicemente un passo indietro di due secoli.

L'età, il sesso, il temperamento, il metodo di vivere e di nutrirsi, erano considerati cause e uniche e vere del cancro. Da notare il temperamento quale causa di malattia, retaggio di teorie sulla costituzione fisica e caratteriale dell'essere umano, base della medicina per secoli.

Quando anche oggi, si critica l'approccio della medicina verso il cancro, spesso non si riflette sul fatto che il cancro è una malattia mortale se lasciata al suo decorso e che moltissimi tumori, hanno una velocità di crescita ed espansione incredibile, fulminante. Quando oggi si parla di sopravvivenza a 5, 10 anni, come di una breve sopravvivenza, bisognerebbe pensare che esistono tumori che non lascerebbero scampo in pochi mesi, si parla di 3-4 mesi. A volte, in casi irrisolvibili, ho visto tumori quadruplicati di volume in due settimane, roba da lasciare senza parole gli stessi medici.
In quegli anni quindi, le morti non erano un problema (la mortalità per malattia era molto alta), il problema era ridurre le sofferenze con metodi assolutamente inadeguati.
La cura del cancro era essenzialmente divisa in due scuole: quella chirurgica, distruttiva e quella medica, farmacologica, chiaramente molto arcaica e con procedure vicine (per noi, oggi) alla stregoneria.

La terapia chirurgica era in teoria efficace (nei limiti del possibile) ma difficilmente praticabile e spesso letale per le infezioni che ne conseguivano, per le complicanze, le emorragie, la morte intraoperatoria. La terapia medica era pericolosissima per le intossicazioni e le morti da avvelenamento. Anche il mercurio era utilizzato (senza successo) nella cura dei tumori.
All'inizio del '900 comunque, qualche scienziato coraggioso affermò che invece di perdere tempo a cercare di "curare" il cancro con rimedi inutili e dannosi, era forse meglio intervenire chirurgicamente al più presto, per eliminare quello che era possibile e solo dopo, in caso, intervenire con le cure mediche. Inoltre si cominciò a diffondere l'idea che il cancro non era un'unica malattia, un'unica entità con causa unica, ma un insieme di malattie diverse, con cause diverse ma con caratteristiche simili.

In quegli anni comunque, il cancro era considerato una condanna a morte, si moriva nel 100% dei casi, tranne in quelli che in realtà non erano tumori maligni. Le sofferenze o le complicanze da terapia quindi, erano considerate semplici tentativi palliativi di risolvere il problema.
Si moriva per le complicanze del tumore con sofferenze atroci. Oggi, si prova con le terapie disponibili ad effettuare, nei casi terminali e disperati, una terapia "palliativa", che tende cioè a minimizzare i disturbi, le sofferenze. Un tempo non era così, si moriva letteralmente divorati dal cancro.

Un problema enorme di quell'epoca era distinguere i tumori maligni da quelli benigni. Era purtroppo la norma operare ed amputare persone affette da tumori benigni (quindi localizzati, assolutamente inoffensivi) nell'impossibilità di capirne gli effetti a lungo termine. In quegli anni si affacciò anche la figura dell'anatomopatologo che iniziava ad analizzare al microscopio i tessuti neoplastici. Si cercava la "cellula cancerosa" ma i risultati e le conclusioni erano ancora contrastanti e poco accurate.
Chissà se interessa un argomento come la storia della medicina, esistono episodi davvero avvincenti (molti anche cruenti, ma che fanno comprendere il salto enorme fatto nei secoli).
Alla prossima.