sabato 12 dicembre 2009

Parto in casa: sicuro o pericoloso?

Uno degli argomenti più cari ai "naturomani" coloro cioè che preferiscono e diffondono in maniera estrema l'approccio naturale in tutti gli ambiti della propria vita, dall'alimentazione al vestiario alla salute, è proprio il parto.

Non più di 50 anni fa partorire in ospedale era considerato quasi un privilegio, un capriccio da ricchi o da "cittadini".
Una donna "normale" o non benestante partoriva a casa.
Dedicherò prossimamente un articolo che racconta l'ostetricia di un secolo fa, inimmaginabile oggi: la borsa dell'ostetrico assomigliava tantissimo a quella di un macellaio e raccontare i particolari somiglia molto ad un racconto "splatter".

Cosa è cambiato allora in questi anni?
La cultura, l'igiene, l'informazione, la voglia di sicurezza ed il progresso hanno reso il parto (probabilmente uno dei pochissimi eventi umani ancora del tutto "naturale") un evento medico, medicalizzato anzi.

Non mi dilungherò sugli aspetti politico/sociologici o su questo o l'altro ospedale che hanno un buon rapporto con le pazienti ed il loro bisogno di umanità e nemmeno sulle percentuali di tagli cesarei che in Italia (ma non solo) stanno diventando davvero esagerate, tratterò del ritorno di un'abitudine che sembrava un ricordo legato al passato, impossibile da riproporre ed "estremista" per sua stessa natura.
Il parto in casa.

Un mio vecchio zio ostetrico che ha vissuto quegli anni dei parti a casa, quando ero giovane mi raccontava delle sue camminate in campagna per raggiungere l'abitazione di una donna in travaglio di parto.
La donna veniva fatta accomodare sul tavolo della cucina (l'unico disponibile) si preparavano stracci bolliti (per sterilizzarli) e con l'ostetrico restava al massimo qualche donna di famiglia, gli uomini tutti fuori: il parto era cosa da donne. Che paternità ed emozione, ma quale partecipazione e sostegno, il parto era una sofferenza da vivere in solitaria.
C'è da dire che anche il medico a casa non era considerato un evento così comune o normale, molto più normale era un parto assistito da un'ostetrica...che ostetrica non era, nel senso che non si trattava di una donna con un titolo o un diploma ma di una signora che "faceva quel lavoro" e che per ogni regione d'Italia prendeva un nome differente: mammana, levatrice ed altro ancora.
Gli incidenti erano tanti: di parto morivano tante donne e tantissimi neonati. Infezioni soprattutto ma anche tutto quello che oggi si risolve con un cesareo o con un farmaco. Si usavano inoltre molti strumenti poco "delicati" che provocavano danni serissimi alla madre o al nascituro.
Sono un collezionista di strumenti ostetrici ed ho pezzi davvero curiosi. Quando qualcuno vede quei "ferri" si stupisce del loro utilizzo. Un vecchio forcipe che risale al 1922 pesa circa 4 kg. e quattro chili d'acciaio usati per fare partorire non erano proprio piacevoli...

C'era poco da fare però: la sicurezza o i farmaci costavano e nell'Italia del dopoguerra i pochi soldi servivano a comprare il pane non a pagare il "dottore" o l'antibiotico.
La paga delle figure professionali oltretutto era in denaro solo per le classi alte della società, il "popolo" pagava con i beni della terra e per i medici era un onorario decisamente apprezzato.
Io stesso solo 12 anni fa in un piccolo paese della Lombardia fui pagato con un pollo (spennato) per una visita a domicilio ed accettai con gioia quel...ritorno al passato.
Il parto in casa quindi era una necessità, non un vezzo o una volontà precisa: a quei tempi era così.

Eppure molte donne oggi scelgono di partorire a casa, lo vogliono per loro e per il loro futuro bambino, scelgono il parto in casa per il desiderio di rendere tutto più naturale, semplice, "normale".
L'aria dell'ospedale, i farmaci, i camici, gli orari, le visite, fanno parte di un mondo estraneo e gelido che viene visto come dannoso per il benessere di donna e figlio.


L'unica cosa che posso dire da medico (ginecologo) è che gli "estremismi" sono stupidi, qualsiasi cosa appoggino e qui mi fermo.
L'articolo vuole semplicemente analizzare il fenomeno: è pericoloso partorire a casa? L'avvento degli ospedali e delle medicine hanno migliorato le condizioni femminili e neonatali?

Per discuterne, una traduzione dell'articolo apparso sul blog Science Based Medicine che tratta proprio di questo argomento "Il tragico prezzo mortale del parto in casa", di Amy Tuteur.
Qualcuno potrebbe pensare: ma che c'entra questo con le "bufale mediche"?
E' vero c'entra molto poco (anche se il "parto in casa" è un tormentone dei "naturopati").
Ma mi andava di condividere questo articolo e lo sto facendo: basta come giustificazione?


Il tragico prezzo mortale del parto in casa

Più di 10.000 donne americane scelgono ogni anno un parto in casa programmato con un'ostetrica a domicilio con l'errata convinzione che si tratti di una scelta sicura.
Il parto a casa con ostetrica presente infatti è la forma più pericolosa di parto programmato negli Stati Uniti.

Nel 2003 il format del certificato di nascita standard statunitense fu rivisto per includere il luogo esatto di nascita e chi fosse presente alla stessa. Nelle statistiche di morte del 2003 ed in quelle 2004 furono menzionati questi dati che però non furono inclusi nei report finali. Ora, il CDC (Control Disease Center di Atlanta, USA) ha reso disponibile l'intera banca dati a scopo statistico ed i numeri sono abbastanza interessanti.

Il parto in casa aumenta il rischio di morte neonatale dal doppio al triplo rispetto alle morti neonatali che avvengono in ospedale.


CNM=Ostetrica diplomata; MD=Medico; DEM=Ostetrica libero professionista a domicilio

Come mostra la tabella, la percentuale della mortalità neonatale per parto assistito da ostetrica a domicilio (DEM, Direct Entry Midwife ovvero ostetrica libero professionista) è quasi il doppio della mortalità per parto in ospedale con medico.
Questo è ancora più interessante se si considera che il gruppo dell'ospedale contiene donne a tutti i livelli di rischio con tutte le complicanze possibili della gravidanza e le condizioni mediche preesistenti. Un paragone ancora più corretto dovrebbe essere fatto con la mortalità neonatale per parto con CNM (Certified Nurse Midwife, ovvero ostetrica diplomata). Il rischio di una paziente che partorisce in ospedale con un'ostetrica è lievemente maggiore di quello di chi partorisce a casa ma l'ostetrica in ospedale non segue le pazienti a rischio (le segue il medico, ndt.)
Paragonato con il parto con ostetrica in ospedale, il parto a domicilio ha un rischio triplo di morte neonatale.
Lo schema mostra i dati per il 2003-2004 ma recentemente sono stati diffusi anche i dati per il 2005. Il parto a casa continua ad essere nettamente più alto nelle percentuali di morte rispetto a quelle dell'ospedale per donne con rischi paragonabili. Nel 2005 la percentuale di morte neonatale è stata:

- Ostetrica in ospedale: 0,51/1000
- Medico in ospedale: 0,63/1000
- Ostetrica a domicilio: 1,4/1000


"Non si capisce" perchè il MANA (Midwives Alliance of North America, gruppo di ostetriche domiciliari del Nord America) abbia nascosto questi dati. Dal 2001 al 2008 hanno collezionato il più grande database di nascite a domicilio. I dati sono disponibili pubblicamente ma solo per coloro che possono provare di utilizzarli per il progresso del parto a domicilio ed in ogni caso deve essere firmato un impegno legale a non divulgare quei dati.
I dati MANA potrebbero confermare benissimo che un parto a domicilio ha una mortalità neonatale triplicata rispetto a quella del parto in ambiente ospedaliero per donne a rischio simile.

Altro elemento interessante è che i risultati sono comparabili a tutti gli studi scientifici esistenti, incluso lo studio Johnson e Daviss (Esiti di parti domiciliari programmati con ostetriche libero professionali: studio prospettico in Nord America)

Johnson e Daviss hanno mostrato che il parto domiciliare con l'ostetrica ha un tasso di mortalità triplo rispetto al parto in ospedale di donne a basso rischio.
Le ultime statistiche sono la più recente ed attendibile conferma di questo fatto.

Non c'è quindi discussione. Il parto a casa con un'ostetrica a domicilio incrementa drammaticamente il rischio di morte neonatale.



Chissà quante mamme si sentono tranquillizzate dall'ambiente ospedaliero e chissà quante invece entrano terrorizzate in quelle stanze.
Credo dipenda molto anche dal proprio modo di essere, dal vissuto, dalla gravidanza più o meno serena e spesso anche da chi ci si trova di fronte. A volte un sorriso di benvenuto è più importante di tante domande a raffica per compilare una cartella.
Esistono (ma non li analizzo) anche casi più estremi, se possibile. Parti nei boschi o in altri ambienti "naturisti", in Russia ad esempio (con qualcuno che ci prova anche in altri paesi europei) un gruppo naturista incoraggia al parto naturale in riva ad un lago (ed i laghi russi sappiamo che hanno acque non proprio caldissime) per immergere il neonato proprio in quelle acque subito dopo la nascita.

Ed i mariti? I papà?
Oggi partecipano molto di più, quasi tutti gli ospedali prevedono la presenza del papà in sala parto e quasi tutti accettano di partecipare.
Come sono cambiati i tempi...quando l'ostetrica pesando "a mano" il neonato usciva dalla stanza e gridava: "Maschio! Tre chili cento-e-venti!".
E via a festeggiare a lenticchie e vino...
Anche quello era un modo naturale di vivere il parto.
Qual'è quindi la condizione ideale?
La gravidanza ed il parto sono situazioni assolutamente fisiologiche e non sono malattie da curare. Se la gravidanza è stata normale e non presenta complicazioni, l'ipotesi di partorire a casa è attuabile e possibile ma con alcuni punti ben precisi:
1) Con un professionista (medico o ostetrica) disponibile e presente: capace di interpretare eventuali segnali di allarme.
2) Con un reparto di ostetricia raggiungibile in breve tempo (massimo 20 minuti).
3) Con la possibilità di restare in contatto con un reparto di ostetricia (quindi avvertire del parto imminente e poi a parto avvenuto).

In caso contrario o quando esistano situazioni di rischio o dubbio, partorire a casa è rischioso per madre e nascituro.

Alla prossima!

34 commenti:

  1. Eh eh, sembra un caso ma giusto due giorni fa è uscita questa notizia:
    http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo468272.shtml

    Dalle mammane ai blackberry?

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  2. Interessante articolo che tutte le future mamme dovrebbero conoscere ,per poter pianificare un parto sicuro a casa ...
    Vorrei porre l'accento su di una problematica di cui tempo fà ho sentito parlare e cioè :
    i rischi di un parto naturale dopo aver fatto precedenti parti con cesarei,quali sono?
    ci sono delle statistiche a riguardo?
    esami preventivi come l'eco
    possono diagnosticare ,la situazione delle pareti uterine e prevedere, se sono in grado di non lacerarsi con l'atto dell'espulsione ?
    grazie

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  3. La Regione Piemonte ha un protocollo specifico per il parto a domicilio con ostetriche accreditate. Le indicazioni sono precise e severe.
    Io credo che il problema sia purtroppo legato alle "tendenze". I naturomani, come li chiami tu, che approcciano un evento così delicato sulle rive di qualche gelido lago, diventano l'interfaccia per tutti gli operatori seri e preparati che lavorano con la massima professionalità e senza far correre alcun rischio alle mamme e ai bambini.

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  4. Oggi come oggi dipende molto anche dalla professionalità di chi ci circonda e quando sei al primo figlio è davvero difficile da valutare.
    Credo che come qualunque cosa al mondo, sia fondamentale informarsi.
    Personalmente, per l'unica esperienza che ho avuto finora, per me è stato fondamentale avere la possibilità di ricevere spiegazioni su ciò che sarebbe successo in ogni fase della gravidanza e del parto stesso, avere delle persone con cui confrontarsi e chiedere, chiedere chiedere.
    Sembra assurdo, ma si sopporta meglio qualsiasi dolore se è previsto, spiegato e preparato.
    Se questa preparazione avviene attraverso le strutture ospedaliere, non c'è niente di meglio.

    Comunque, da quello che sento dalle mie parti, le tendenze alle terapie alternative si stanno diffondendo anche negli ospedali.
    Dalle varie piscine, alle cromoterapie, alle soluzioni yoga... sento di tutto.

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    1. Ho 70 anni... parto indolore per favore e si risolve tutto ;-)
      Pasqua

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  5. i rischi di un parto naturale dopo aver fatto precedenti parti con cesarei,quali sono?

    Vi sono rischi risolvibili chirurgicamente e di media entità quali l'incapacità di partorire spontaneamente per "distocia dinamica" (l'utero non ha forza contrattile sufficiente) ed altri molto più gravi, a rischio di vita per madre e nascituro.
    Il rischio più grave è la rottura dell'utero, la cicatrice del precedente cesareo non è elastica come il resto del tessuto uterino e sotto contrazione tende a "stirarsi" con il rischio che si "riapra". E' l'evenienza più grave e drammatica.

    ci sono delle statistiche a riguardo?

    Tantissime e tutte dicono che è possibile partorire spontaneamente dopo un cesareo (con opportuni accorgimenti e requisiti) ma sempre sotto strettissima sorveglianza, poichè anche se di poco, il rischio rispetto al taglio cesareo programmato è superiore.
    Se interessa un po' di letteratura, puoi cercare qui.

    Il termine tecnico per definire il parto spontaneo dopo un cesareo è VBAC (Vaginal Birth After Cesarean).

    esami preventivi come l'eco
    possono diagnosticare ,la situazione delle pareti uterine e prevedere, se sono in grado di non lacerarsi con l'atto dell'espulsione ?


    No. Tranne in rarissimi casi. Al massimo l'eco può farti sospettare un rischio maggiore se riuscisse a far visualizzare una cicatrice uterina (quella del precedente cesareo) molto (troppo) sottile. Ma è un metodo poco preciso ed affidabile.
    Diciamo che bisogna stare molto attenti a quello che succede durante il travaglio ed il parto.
    Per esperienza posso purtroppo affermare che non è per niente agevole diagnosticare una rottura d'utero che poi, essendo un eventualità drammatica e che richiede un intervento immediato fa paura a tutti.

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  6. le tendenze alle terapie alternative si stanno diffondendo anche negli ospedali.
    Dalle varie piscine, alle cromoterapie, alle soluzioni yoga... sento di tutto.


    Se fai caso ai termini, non si tratta di "terapie" alternative (non devono curare nulla) ma di pratiche che aiutano il rilassamento e la concentrazione, utilissime durante il travaglio.
    Posso invece farti l'esempio della Francia, dove esistono (negli ospedali) ambulatori di moxibustione (una sorta di agopuntura con bastoncini caldi applicati alla cute) gestiti da ostetriche per veri e propri interventi terapeutici...come il rivolgimento del feto podalico: far posizionare a testa in giù un feto in posizione podalica (cioè con la testa in alto ed i piedi in giù): funziona pochissimo ma il servizio permane attivo da anni.

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  7. Eheh, ci dev'essere un caso di omonimia, adesso provo a risolverlo!

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  8. Ok, ho cambiato nome per evitare confusioni.

    Mi ha sempre colpito molto la scelta di alcune donne di partorire a casa, che però getta luce su un aspetto per me importante per capire il fiorire delle cosiddette "medicine" naturali e alternative: la medicalizzazione della vita.
    Il rapporto con il proprio corpo è la cosa più intima che abbiamo, e spesso ho incontrato persone che vedevano nella medicina non un'aiuto fondamentale per guarire (o per stare meglio) ma un potere autoritario che si inserisce proprio in questo rapporto, spesso già fragile e contrastato. Inutile dire che alcune di queste persone hanno incontrato drammi forse evitabili se si fossero curate veramente.
    Le terapie alternative sono la risposta sbagliata, semplicistica (spesso criminale) al rapporto corpo-medicina, però il problema mi sembra reale, e va affrontato seriamente. Al posto di affidarsi a discutibili personaggi e pratiche strane, curare il rapporto con il proprio corpo e con le sue esigenze mediche, informarsi, studiare, anche per non essere totalmente succubi nella relazione medico paziente. Al contempo mi sembra che la medicina sia progredita molto anche nel rapporto umano (anche se spesso sta alla buona volontà del medico in questione). Però fino a 50anni fa era prassi non comunicare ai pazienti neppure la patologia da cui erano affetti e togliere le tonsille con al più un'anestesia locale...

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  9. Oh mamma... no anche gli aghi in quei momenti...
    COmunque rilassamento boh, si ci può stare.
    So solo che se mi avessero messo in una piscinetta in quei momenti non mi sarei sentita protetta per nulla.
    Tuttavia il modo in cui ognuno gestisce il dolore e la particolarità di questo evento è soggettivo.
    Quello che però trovo assurdo è che uno scelga un ospedale a distanze allucinanti da casa propria per fare, che so, il parto in acqua senza nemmeno informarsi sulla situazione del reparto neonatale o senza prendere prima contatti con le strutture collegate ad esso.

    PS:Cristina perdonami, ho usato il profilo google dando per scontato che gestisse da solo le omonimie.

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  10. Quante Cristine vediamo...

    Al posto di affidarsi a discutibili personaggi e pratiche strane, curare il rapporto con il proprio corpo e con le sue esigenze mediche, informarsi, studiare, anche per non essere totalmente succubi nella relazione medico paziente.

    Ma infatti sono convinto che proprio chi è allettato dalle pratiche alternative, se le conoscesse davvero, le ripudierebbe. Si tratta quasi sempre di una sorta di abbandono a qualcosa che non si conosce per scaricare le proprie ansie e le proprie paure. Se mi dicono che l'aromaterapia mi farà sentire meno dolore senza effetti collaterali, io ci provo, poco importa dei suoi meccanismi...mi fa provare meno dolore e questo mi basta.
    Potrei provare meno dolore pure con la partoanalgesia epidurale ma questa mi farà sentire la puntura sulla schiena...ahy...
    Il ragionamento che sento è proprio questo ed estendendolo lo ritrovo in tanti altri comportamenti "alternativi".

    la medicina sia progredita molto anche nel rapporto umano (anche se spesso sta alla buona volontà del medico in questione).

    Tantissimo. Un tempo (ma non troppo tempo fa) il medico era un essere sovrumano. Il mio vecchio zio ostetrico mi racconta di come al suo passaggio appena arrivato in ospedale, il personale, gli infermieri e le pazienti, quasi si inchinassero al suo passaggio (ed era considerata una persona simpatica e disponibile) ed il custode si togliesse il cappello per salutarlo. Le infermiere con qualche anno di esperienza raccontano dei vecchi medici come dei preti, proprio l'altro giorno mi dicevano che in paese, le persone più rispettate erano il prete, il medico ed il carabiniere...
    "Ritornare" al livello terreno e porsi in maniera umana e comprensiva con i pazienti è un'ulteriore conquista della medicina.
    E' cambiato tanto.
    E' anche certo che ognuno di noi ha il suo carattere e conosco medici bravissimi che nel rapporto umano sono gelidi e distaccati. Per questo però non c'è un corso di laurea...

    Tuttavia il modo in cui ognuno gestisce il dolore e la particolarità di questo evento è soggettivo.

    Eccome.
    Non solo la gestione ma anche la percezione e l'aspettativa. A volte vedo donne che letteralmente tremano e sono terrorizzate da quello che accadrà...e quando accade, ma non come loro si aspettavano, si sentono in colpa ed entrano in uno stato di prostrazione da incapacità.
    Sembrano sciocchezze ma non lo sono...

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    1. Mi permetto di alzare solo una piccola obiezione personale. Credo che se la gente potesse parlare con medici che vogliano avere un rapporto anche umano sarebbe ragionevole una proposta di placebo (parliamo di persone in salute senza complicazioni) come la musicoterapia che potenzialmente "droga e distrae"(prendila con le pinze é intesa limitatamente alla produzione naturale delle sostanze nel cervello a seguito della risposta allo stimolo musicale) se la persona sa a cosa va incontro. Del resto emicrania epidurale non é tra le cose che ci si mette li a spiegare con calma e conseguenze. Direi che la gente dovrebbe accettare (e capisco la punta di utopia) che il medico non é un mago, anche il piu bravo può sbagliare, ma sopratutto spesso non sbagliano semplicemente lottano con cose fuori dal controllo di chiunque. Credo sia il rapporto tra le due figure da curare non la scienza...anche se spesso bisogna leggere e interpretare i vari"é sicuro" di sicuro non c'è nulla, solo che la vita é imprevedibile e se medico e paziente sono aperti e collaborano dalla migliore alla peggiore ipotesi..é meglio per tutti e due. Di contro spesso mi piacerebbe che mi si spiegassero le dinamiche e sopratutto i rischi percentuali e potenziali e perché il medico ha tale opinione(parliamo sempre di casi routinari e non di emergenza) e inoltre se la gente avesse più cultura(tutti, medici e non) tante immense sciocchezze autolesioniste le eviteremmo noi pazienti e la voce grossa la eviterebbero i medici fammi sapere che ne pensi

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    2. Nel momento stesso in cui comunichi al paziente che gli vuoi somministrare un placebo, non ha più effetto o quasi.

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  11. A porposito di parto in casa, leggetevi questo resoconto di una naturomane persa:
    http://v2.promiseland.it/view.php?id=3228
    WeeWee: quanto rischia una donna che partorisce senza assitenza e rifuta il soccorso quando la placenta non esce?

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  12. Caro WeWee,
    ti rinnovo i complimenti per questo utilissimo blog e approfitto di questo post sul parto per chiederti, se ne hai voglia, di dare qualche informazione chiara su rischi e svantaggi dell'epidurale; come spesso accade ho sentito un po' di tutto, e mi piacerebbe avere qualche dato più rigoroso.

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  13. quanto rischia una donna che partorisce senza assitenza e rifuta il soccorso quando la placenta non esce?

    Rischia la vita e la rischia seriamente.
    Se l'utero non si contrae (e con la placenta ancora attaccata non può contrarsi) vi è un'emorragia cospicua e potenzialmente letale che si risolve solo se e quando la placenta si distacca.

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  14. qualche informazione chiara su rischi e svantaggi dell'epidurale

    Ce ne vorrebbe di tempo per informare in maniera completa. Comunque, abbreviando...vantaggi:

    - Assenza di dolori con conseguenze positive sulla partoriente.
    - Ridotta stanchezza fisica e psicologica della partoriente.
    - Utilizzo come anestestico nelle prime ora del post partum
    - Parto vissuto pienamente

    Controindicazioni:

    - Gravi anomalie della colonna vertebrale
    - Patologie della coagulazione sanguigna
    - Terapie anticoagulanti concomitanti

    Effetti collaterali:

    - Aumento frequenza dei parti operativi (cesareo, ventosa ostetrica)
    - Cefalea (raro)
    - Mal di schiena (raro)
    - Crisi vagale (malessere anche grave, rarissimo)
    - Complicanze neuromuscolari (tra le quali paralisi, rarissime, transitorie quasi sempre)

    In 12 anni di ostetricia non ho mai visto un solo caso di complicazione grave da parto analgesia.

    La considero una ottima alternativa per chi vuole godersi i piaceri del parto e sa di non aver la forza (soprattutto psichica) di reggere il travaglio. La madre ne risente molto positivamente, il nascituro non ne risente per nulla.
    Bisogna comunque essere coscienti che non deve essere visto come un modo di "fuggire" dal dolore ma solo come un'opportunità di vivere meglio un parto che si sarebbe vissuto malissimo.
    Bisogna fare i conti anche con le strutture perchè, benchè sia una tecnica ormai consolidata e conosciuta, non tutte la effettuano.
    Se hai dubbi precisi chiedi...

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    1. Senti mi sembri una persona schietta vorrei farti una domanda schietta. Perché il vino in gravidanza non é consentito perché viene condiviso con il feto mentre l'epidurale no? In linea teorica se vanno in circolo entrambe é improbabile non ti pare? P.s. Non voglio fare una polemica estremista ma é raro e sono molto felice di averlo fatto di incontrare un medico disposto a rispondere nel tempo libero alle domande anche se spinose. Del resto tra le prime responsabilità secondo me c' è l'aiutare l'altra persona a comprendere ovviamente in parte quello che il tuo mestiere comporta come effetti su di lui/lei e te lo dice come complimento una persona che ha la stessa barriera sul suo posto di lavoro

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    2. In linea teorica se vanno in circolo entrambe é improbabile non ti pare?

      Infatti NON vanno in circolo entrambi: il vino sì, l'epidurale no. E soprattutto il vino non è una terapia.
      ;)

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    3. Ora sono ignorante :) Magari non vuoi riassumermi il tutto qui però, avresti un abstract o un articolo che mi permetta di capire il funzionamento, la digestione e l'assimilazione di entrambe.
      Ho sempre avuto molta curiosità in merito...e capisco che non si può bloccare una persona a lavoro per farsi riassumere un intero esame o più di uno. Però mi piace come esponi le cose e sono della teoria che quello che si afferma (previe argomentazioni ragionevoli) è "potenzialmente vero" fino a prova di smentita. Comunque non proponevo il vino come alternativa terapica :D solamente mi sono sempre chiesta perchè di molti "divieti" spesso pure tramandati per ignoranza (ovvio che l'abuso o anche l'uso normale di vino pure se filtrato su un bambino con il fegato in formazione non è molto salutare) eppure poi il vino da più grandi si può assaggiare (anche i vari affogati al liquore o sorbetti con liquore). Quindi in realtà ho molta difficoltà a capire il famoso "in medio stat virtus" sicuramente non c'è un male assoluto in questi due casi...ma ho sempre avuto delle preclusioni lo ammetto sulle anestesie finchè non senti troppo male (mettiamola brutalmente così) sul parto ho un punto interrogativo... serio...si legge di tutto non è facile capire. E devo dire una cosa schietta...molte donne sono terroriste e raccontano cose che manco la guerra...e sinceramente spaventano sappiatelo terrorizzano le persone, ma di contro c'è chi dice cose che sembrano molto tranquille ( e uno pensa...troppo tranquille)...poi si affronta la realtà almeno a quanto (poco ) ho letto dal tuo blog che la realtà comunque "suka" abbastanza... credo che ovviamente le esperienze siano soggettive e non si possano trasmettere...però la curiosità e la paura dell'ignoto rimangono nell'essere umano, e quindi vorrei sapere cosa ne pensi. E sopratutto..ho un vizio orribile tendo a fare la persona che " non mi fido solo perchè me lo hanno detto convinti" ...ma giustamente quando mi succede a me sul lavoro mi fa rosicare...mi piacerebbe capirne di più del resto non credo che tu e i tuoi colleghi siate una schiera di assassini o torturatori di massa che gode ad infliggere le più becere e umilianti torture alle persone... quindi se questo è assurdo deduco che la pubblicità intorno all'evento sia non voglio dire un diretto falsa...ma direi un "non consistente" come informazioni. E magari posso scoprire che ho mal interpretato molto di tante cose...P.S. non sono una fissata anti medicina eh... ma ho l'abitudine pessima devo essere sincera, di non fidarmi fino a che non mi si dimostri affidabilità...(anche informativa) e il "perchè è sicuro" mi spaventa...mi piacerebbero due paroline di più per capire :) (scusa lo sproloquio ma ora sono molto incuriosita visto che mi sembra evidente che non so come funziona ed è un buon momento per smetterla di "sentito dire" e cercare di capire) Grazie ancora del tuo tempo ;)

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  15. http://v2.promiseland.it/view.php?id=3228

    Incredibile Elena, ho letto quel resoconto. Non voglio essere offensivo nè mancare di rispetto a nessuno ma questo mi sembra troppo. Non credo si possa parlare di "naturismo"...
    Bah.

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  16. Grazie davvero! Insomma, mi sembra meno pauroso di quanto prospettino alcuni. In particolare avevo letto di possibili conseguenze negative non tanto per la madre quanto per il bambino.

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  17. http://v2.promiseland.it/view.php?id=3228

    Ma questa cosa del Lotus Birth mi sembra veramente una bufala medica... Non è pericoloso lasciare la placenta attaccata al neonato per 5 o più giorni? Mi sembra potenzialmente ad alto rischio di infezioni...

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  18. Ma questa cosa del Lotus Birth mi sembra veramente una bufala medica... Non è pericoloso lasciare la placenta attaccata al neonato per 5 o più giorni? Mi sembra potenzialmente ad alto rischio di infezioni...

    No, se effettuato correttamente, il mantenimento della placenta fino a distacco spontaneo del cordone non è pericoloso ed ha anzi un senso e dei vantaggi. Certo, viene percepita come un'usanza bizzarra, un po' "alternativa" ma in questo caso non è nè pericolosa nè inutile.
    I problemi ci sono però. A parte come detto l'attenzione all'igiene, non è certo agevole maneggiare un neonato con cordone e placenta ancora attaccati e se per una neomamma è complicato gestire il suo neonato (per vari motivi, primo tra tutti la stanchezza), averne uno che ha un'appendice che pesa 2,5 kg, rende le cose più difficili.
    Se però una mamma è motivata e sufficientemente indipendente, non ci sono problemi di massima.

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  19. Ah, interessante... Io credevo che dopo le ultime pulsazioni si potesse considerare terminato il ruolo della placenta. In effetti mi sembra che ci sia un dibattito sul momento migliore per effettuare il clampaggio del cordone ombelicale, però non avevo mai letto prima di questa possibilità. Certo è interessante, ma è anche un bell'impegno per la neomamma!

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  20. mmm...
    il lotus birth invece, quando me ne ha parlato un'infermiera di reparto neonatale, non m'ha convinto per niente. Espongo prima come mi è stato descritto:
    non si taglia la placenta finchè non si stacca da sola, come Natura vorrebbe, onde far passare principi nutritivi e altro dalla placenta al bambino.
    Obiezioni:
    -Natura NON vorrebbe: tutti i mammiferi staccano (o mangiano) la placenta dei loro piccoli, appena nati. Ha più senso proporre un sushi o una tartarre, sennò è una boutade new-age.
    -come passano i principi nutritivi? i vasi ombelicali si strozzano. non ho idea se ci siano dei linfatici che continuino a drenare, o simili.

    non mi pareva il top della furbizia la signora, quindi passabile che me l'abbia spiegata da cani... ma sù, vediamo wewee nell'insolita veste di difensore dell'alternativo :D

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  21. vediamo wewee nell'insolita veste di difensore dell'alternativo

    Ma guarda come mi sono ridotto...

    La soluzione è semplice: non si tratta di passaggio di "sostanze nutritive" o strani ed aleatori benefici, si tratta semplicemente di assicurare che tutto il sangue contenuto nella placenta e nel cordone ombelicale, invece di restare dov'è con la legatura e la recisione del cordone, raggiunga il neonato.

    La placenta ed il cordone contengono molto sangue (quindi cellule sanguigne e quindi ossigeno e ferro, soprattutto) e vi sono degli accorgimenti che tendono a far defluire questo sangue da questi organi al neonato (per esempio subito dopo la nascita, tenere il neonato in un piano più basso rispetto a quello della mamma, per favorire così il deflusso di sangue verso di lui).

    Quando il cordone è reciso precocemente, il bambino accusa un'improvvisa anemia che causa da una parte l'immediata produzione di globuli rossi da parte sua e dall'altra un "ittero" (colorazione giallastra della pelle) che è una conseguenza di questa "iperproduzione".
    L'ittero, entro determinati limiti, è considerato fisiologico proprio per questo, è un fenomeno che rispecchia una risposta fisiologica del neonato.

    Per questi motivi è controindicato il "clampaggio" (cioè la chiusura) del cordone precoce. Sarebbe bene aspettare alcuni secondi.

    Questo è dimostrato ed è indicato anche dall'OMS come procedura fisiologica (l'OMS indica come fisiologico anche la NON recisione del cordone).

    L'ideale sarebbe quello di aspettare alcuni minuti. Il Lotus Birth (cioè il mantenimento della placenta unita al neonato tramite il cordone) non è quindi una procedura ingiustificata o inutile.

    Tutto questo deve fare i conti con:
    - Comodità degli operatori: tagliando al più presto il cordone si può affidare subito il neonato ai pediatri che possono controllarlo e/o rianimarlo in caso di bisogno.
    - Comodità della mamma: che con un bimbo unito alla placenta trova moltissime difficoltà di gestione, non solo fisica.
    - Comodità "superflue": la placenta non è un organo piacevole da vedere e molte mamme non amano l'idea di mostrare il proprio bambino con quell'appendice sanguinolenta accanto a lui.

    Che poi vi sia gente che utilizza il Lotus Birth come parte di cerimoniali di esaltazione naturista, questo è un altro discorso...
    Debunkato tutto?
    ;)

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  22. Ciao a tutti, cominciavo a non crederci più ma alla fine il tecnico mi ha restituito il computer.

    Riprendo la discussione dall'inizio, ovvero dal contrasto interno ad un articolo che all'inizio è violentemente critico contro il parto a casa "in generale", descritto come una balzanata pericolosissima che può venire in mente solo a delle fanatiche estremiste, e che poi invece specifica che il parto a casa è sicuro, purché si sia ben assistiti da un'ostetrica professionista seria, che sia la prima a consigliare di andare velocemente in ospedale ai primi eventuali segnali di complicazione.

    Ma santo cielo, quella è ESATTAMENTE la posizione sostenuta dalla stragrande maggioranza delle sostenitrici del parto in casa! Le "estremiste" autentiche, quelle che predicano il parto completamente inassistito o che sono disposte a partorire in casa ANCHE in condizioni prevedibili di rischio gravissimo, sono una sparuta minoranza (che so... molte ma molte di meno rispetto ai Testimoni di Geova che non vogliono le trasfusioni, che già sono pochi!)

    Chi si avvicina alla scelta del parto in casa (che non è certo una moda conformista, ma anzi è considerata una rarissima scelta di nicchia assolutamente impopolare e disapprovata da quasi tutti) ha quasi sempre un'elevatissima considerazione della professione ostetrica, e fa riferimento a una o più professioniste di fiducia, qualificate, scelte con molta attenzione e con selettività quasi maniacale!

    Quindi, a mio avviso, è stato lanciato un allarme esagerato che in realtà non ha fondamenti, almeno non in Italia, e non con impatto sociale a lungo termine...

    Io non ho partorito a casa, ma francamente non ci troverei nulla di assurdo, se le condizioni ci fossero... specialmente se la scelta non è la decisione aprioristica di un'inesperta, ma arriva con il secondo o terzo figlio, dopo che la donna ha potuto farsi un'idea concreta delle potenzialità del proprio fisico e del genere di parto che desidera. Per quanto mi riguarda, ormai ho già dato, ed è piuttosto improbabile che faccia il terzo, ma se mai dovessi farlo, effettivamente, considererei seriamente la possibilità di farlo nascere in casa. Poi non è detto che deciderei per forza così, ma di sicuro ci penserei.

    Non sono affatto d'accordo, invece, sull'idea che il parto a casa attragga quella categoria di persone che assumono atteggiamenti "alternativi" per conformismo o per moda.

    Al contrario, è molto più facile che quelle siano le prime a correre a corpo morto verso il parto più medicalizzato possibile, perché non hanno nessuna voglia di riflettere e di approfondire, hanno solo una gran fifa, e preferiscono di gran lunga affidarsi a qualcun altro che gestisca tutto al posto loro.

    Nella mia esperienza, il mondo è strapieno di signore che credono ciecamente nell'omeopatia, che vanno dall'iridologo, che seguono le più fuffesche diete esoteriche, e che si dichiarano a favore dei metodi "dolci" e "naturali"... e che poi impazziscono all'idea di partorire senza epidurale, oppure addirittura caldeggiano il cesareo programmato su ordinazione, senza alcun motivo medico reale, solo perché "le fa sentire più tranquille".

    Quindi credo che si stia parlando di due fenomeni molto diversi!

    saluti
    Lisa

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  23. può venire in mente solo a delle fanatiche estremiste, e che poi invece specifica che il parto a casa è sicuro, purché si sia ben assistiti da un'ostetrica professionista seria

    Appunto. Solo la fanatica estremista può considerare il parto in casa come un evento senza pericoli per definizione. Io non lo considero un evento "bizzarro" ma nello stesso tempo credo sia meglio approfittare delle sicurezze che ci fornisce il progresso.
    Perchè? Perchè no?
    ;)

    Ammetto anche di essere condizionato dalle mie esperienze: ho visto diversi casi di donne che hanno deciso di partorire a casa arrivare poi in ospedale con problemi di varia natura, anche gravissimi ma questo naturalmente non è un dato statistico. Per lo stesso motivo nell'"ambiente" (quindi tra i miei colleghi e le ostetriche) la donna che partorisce a casa è vista come "alternativa" per non dire "fuori di testa" ma anche questo è un dato aneddotico. La statistica (americana) è quella che ho riportato.

    I casi come dici tu non sono centinaia, non è un fenomeno diffuso ed anzi a metà degli anni 90 si tendeva a diffondere di più l'idea del "parto casalingo" che poi, per vari motivi è tramontata. Ma è bene far presente che se è naturale e sicura la scelta di un parto non medicalizzato, è saggio tener pronte le "procedure d'emergenza" in caso di problemi ed i problemi può diagnosticarli solo un professionista.

    Le "estremiste" autentiche, quelle che predicano il parto completamente inassistito o che sono disposte a partorire in casa ANCHE in condizioni prevedibili di rischio gravissimo, sono una sparuta minoranza

    Certo ed infatti non sono entrato nel merito del numero di richieste. Chiediti però anche com'è percepita l'idea del "parto in casa" dalle donne.
    Allo stesso modo: la stragrande maggioranza delle partorienti NON vogliono l'epidurale ma in travaglio, nelle fasi finali, la stragrande maggioranza la chiede (quando non chiede il cesareo) in seguito ai dolori provati.

    Quindi se da un lato tante donne sarebbero attratte dall'idea del parto "naturale" la maggioranza delle stesse alla fine preferiscono la sicurezza dell'ospedale.

    Dimostrazione, lo dico di nuovo, il fallimento delle "case parto", cioè quelle che in pratica erano cliniche ma simulavano un ambiente domestico, grande successo e proclami qualche anno fa, ormai ridotte a casi singoli ed isolati oggi: tutte incuriosite ma alla fine nessuno (in senso lato) ci va.

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  24. Recentemente nella mia famiglia ci sono stati due parti in clinica con complicazioni. I neonati sono stati portati d'urgenza in ospedale, tutto si è risolto bene.
    Mi sono fatto l'idea che sia più sicuro partorire in ospedale che in clinica, altre parenti che lo hanno fatto non hanno avuto complicazioni ma, se ce ne fossero state, si sarebbero trovate già ne posto giusto!

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  25. ciao!

    Vorrei spezzare anch'io una lancia a favore del parto in casa. La nostra seconda bimba è nata in casa, e l'esperienza è stata _nel complesso_ estremamente positiva.
    Siamo stati assistiti in maniera molto seria, con due ostetriche presenti, numerosi incontri pre-parto e numerosi controlli alla madre (e figlia) pre- e post- parto.
    Ovviamente c'era il timore "e se succede qualcosa?" ma avevamo un ospedale serio vicino (non credo altrimenti l'avremmo fatto).
    Le differenze a mio avviso sono soprattutto sul piano psicologico, che però per il parto mi paiono estremamente importanti. La gravidanza e il parto sono talora viste quasi come malattie, da seguire in ospedale, mentre la gestione casalinga del parto ri-avvicina al parto come evento fisiologico (certo, se fisiologico non è allora è un altro discorso).
    Per esempio col primo figlio la mamma ha avuto più problemi di dolore, difficoltà nel parto (vero che era un primo parto...), stanchezza, gestione del bimbo post-parto, recupero,...
    La madre si trova a partorire nel suo ambiente, circondata dalle sue cose, ecc., cosa positiva. D'altronde deve essere ben cosciente che il parto fa male, e tanto, e quindi la scelta serve non a sfuggire il dolore del parto quanto lo stress associato all'ospedalizzazione.
    In questo senso mi pare, come diceva anche mi sembra paniscus, più una scelta di madri molto informate con le idee chiare, che da naturista pazza.
    Aggiungo che mi hanno raccontato (niente fonti, sorry, posso solo dire che la persona è affidabile) in Olanda è una pratica molto diffusa, e le ostetriche vanno a casa della partoriente per seguirla prima, durante e dopo il parto. Mi hanno detto che là le statistiche sono uguali a quelle del parto in ospedale, ma anche qui non ho fonti (d'altronde come si vede nell'articolo bisogna vedere che dati vengono confrontati...).

    Infine una nota sul lotus birth. La nostra piccola è una lotus girl, la placenta s'è staccata da sola dopo 3-4 giorni. Esperienza anche questa nel complesso positiva (al 3°-4° giorno a dire il vero eravamo un po' stufi, ma nulla di tragico).

    Vantaggi: i parenti rompono meno i maroni nei primi giorni (vantaggio non da poco), c'è chi dice che i bimbi "lotus" siano più tranquilli ed equilibrati (chissà, vedremo...), dalla placenta se ho capito bene passano sostanze "nutritive" ancora per un po', dopo la nascita, e c'è chi dice che dopo che le sostanze nutritive non passano più ci sia anche un flusso energetico. Ovviamente a quest'ultima cosa bisognerebbe crederci, ma via, al massimo non succede niente...
    Dicono che il cordone cada prima (per noi è stato così ma non so se è una cosa generalizzata).
    Si può interrare la placenta piantandoci sopra un alberello che trovo una cosa molto simpatica per il bimbo quando cresce... in fin dei conti per 9 mesi la placente è stata la sorellina del bimbo... :)

    Svantaggi: è un po' una rottura gestire il bambino con il cordone attaccato (cambiarlo, girarlo, allattarlo,...), soprattutto perché dopo un paio di giorni secca e diventa rigido.
    E' una rottura gestire la placenta perché bisogna farla scolare, lavarla, e metterla sotto sale perché non marcisca (lo so, fa un po' senso detto così...)
    Fa un po' schifo, è un po' come mettere una cotoletta a dormire al fianco di tuo figlio, ma ci si abitua subito... :)

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  26. Salve a tutti,
    complimenti vivissimi per il blog, che finisce d'ufficio tra i miei preferiti.
    Anche se in ritardo, vorrei fare qualche commento. L'argomento mi interessa molto. Sono un laureando in medicina e la mia ragazza è ostetrica, sostenitrice dei parti in casa, perciò discussioni simili si sono avute a lungo in casa nostra :)
    La conclusione a cui siamo arrivati è la stessa dell'articolo: parto a casa, perché no?, ma in sicurezza. Certo, esiste sempre un margine di rischio. Tuttavia, se le ostetriche sono esperte (e sono due, magari), se l'ospedale non dista più di 20 minuti, se si utilizza ad es un cardiotocografo manuale (sono noleggiabili) per il monitoraggio più fine del feto forse già si abbattono i rischi. Come si vede, l'ipotesi di un "ritorno al passato" è un falso problema (quindi l'argomento del forcipe di una volta, mi dispiace, non regge). Perché non adottare le nostre conoscenze tecniche?
    Senza dati, mi verrebbe da "consigliare" il parto a casa a donne che hanno già partorito una volta (mentre alle primipare consiglierei un parto in ospedale, magari in uno di quelli più attenti alle esigenze della donna, dove sia possibile finire il travaglio in qualunque posizione, magari con vasca etc).
    Vorrei aggiungere che anch'io ero a conoscenza del fatto che in Olanda e in Belgio questa pratica sia tutt'oggi molto diffusa. Sarebbe interessante confrontare i dati.
    Un paio di osservazioni più tecniche:
    1) i numeri dell'articolo, purtroppo, ci dicono qualcosa ma non tutto. Non sappiamo se effettivamente i due gruppi di donne (parto in ospedale e parto a casa) siano omogenei per età, ceto sociale, patologie etc- non sappiamo se esistono eventuali bias. Inoltre, mentre per l'ospedale americano esistono (immagino) dei protocolli precisi, per il parto in casa non è facilmente confrontabile e standardizzabile il tipo di intervento effettuato (ad esempio: c'era un monitoraggio? La distanza dall'ospedale quale era?). In ultima analisi, bisognerebbe capire se i parti che cominciano a casa ma finiscono in ospedale per complicazioni E VANNO A BUON FINE vengono annoverati tra i parti in ospedale (come sospetto) o tra i parti a casa, generando un grossolano errore di percezione del problema (vale lo stesso per l'inverso). Mi trovo dunque costretto a non condividere le conclusioni dell'articolo per mancanza di dati.
    2)cito: "Dimostrazione, lo dico di nuovo, il fallimento delle "case parto", cioè quelle che in pratica erano cliniche ma simulavano un ambiente domestico, grande successo e proclami qualche anno fa, ormai ridotte a casi singoli ed isolati oggi: tutte incuriosite ma alla fine nessuno (in senso lato) ci va."
    Questo mi interessa. Hai qualche dato? Qui in Toscana, mi risulta l'esistenza di una casa parto a Poggibonsi, sbaglio? E mi sembra che le liste d'attesa siano lunghe. Però non conosco tutte le realtà.

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  27. Buongiorno gentile collega, cosa ne pensa di questa recente metanalisi?
    Cordiali saluti
    Francesca Nastasi

    Reitsma, A. et al (2020) Maternal outcomes and birth interventions among women who begin labour intending to give birth at home compared to women of low obstetrical risk who intend to give birth in hospital: A systematic review and meta-analyses, Lancet EClinicalMedicine, Volume 21, 100319

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che ricalca quello che sappiamo oggi e che sembra emergere da tutti gli studi: il parto a basso rischio (con precise caratteristiche, si trovano nelle ultime linee guida NICE) è possibile anche a casa (dopo corretta informazione). In altri casi no, il rischio è particolarmente elevato (sopratutto per il neonato).
      Saluti.

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